L'Inps è in rosso? Ecco perché
Economia

L'Inps è in rosso? Ecco perché

L'istituto di previdenza soffre per l'accorpamento dell'Inpdap, che ha portato in dote un buco di quasi 6 miliardi di euro

"Segnali di non totale tranquillità". E' l'espressione usata dal presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, in una lettera inviata al ministro dell'economia, Fabrizio Saccomanni, e al suo collega al Lavoro, Enrico Giovannini. In particolare, Mastrapasqua ha lanciato un allarme sul deficit dell'istituto nazionale della previdenza, che ha chiuso il 2012 con un rosso di 9 miliardi.

PERCHE' IL SUPERINPS NASCE COL BUCO

In serata, Mastrapasqua ha corretto un po' il tiro, precisando che la sostenibilità del sistema previdenziale italiano non è a rischio. Gli ha fatto eco Saccomanni, il quale ha parlato di semplice problema tecnico, che dovrà essere sistemato dal governo. Il buco di di bilancio dell'Inps ha infatti soprattutto una causa: il recente accorpamento dell'Inpdap , l'ex-istituto pensionistico dei dipendenti pubblici, che lo scorso anno è confluito nell'ente guidato da Mastrapasqua, portando in dote un deficit di quasi 6 miliardi di euro. Il rosso dell'Inpdap era già ben conosciuto dalle autorità politiche e deriva da due fattori. Il primo è il blocco del turn-over tra gli impiegati statali, molti dei quali sono andati in pensione senza essere sostituiti negli organici da giovani neo-assunti che pagano i contributi.

Poi, dietro al rosso dell'Inpdap, c'è anche un "piccolo pasticcio" nei bilanci pubblici, le cui origini risalgono a oltre 5 anni fa. Per capire cosa è successo, bisogna però andare indietro fino al 1996, quando le pensioni di molti impiegati statali venivano pagate direttamente dai rispettivi enti pubblici, per i quali avevano lavorato. Poi, le riforme previdenziali approvate nel biennio 1994-'95, hanno voluto introdurre procedure un po' più trasparenti e hanno stabilito la necessità di creare un ente pensionistico di categoria per tutti gli impiegati statali, cioè l'Inpdap.

ARTIFICI CONTABILI

Le pubbliche amministrazioni hanno iniziato così a versare i contributi all'Inpdap, al quale spettava poi il compito di pagare le pensioni, anche quelle già maturate negli anni precedenti. Nel 2008, però, in Italia è stato adottato un artificio contabile, che ha permesso ai governi di far uscire dal perimetro del debito pubblico alcune voci di spesa. Nello specifico, i trasferimenti di denaro dovuti all'Inpdap dagli enti pubblici (per pagare le vecchie pensioni già maturate) sono stati classificati come anticipazioni di tesoreria e non più come pagamenti pensionistici. Si tratta in apparenza di un dettaglio tecnico che, tuttavia, dal punto di vista formale, ha trasformato l'Inpdap da ente creditore dello stato centrale a ente debitore, provocando un notevole squilibrio e un progressivo deterioramento nella situazione contabile dell'istituto, che ha accumulato un disavanzo patrimoniale da record. Ora, questo pesante fardello è finito nei conti dell'Inps ma, a ben guardare, non rappresenta affatto una novità.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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