Imu alla Chiesa, il Governo latita e il Vaticano fa festa
Economia

Imu alla Chiesa, il Governo latita e il Vaticano fa festa

Manca un decreto attuativo. Anche per questa volta la Chiesa non pagherà. Un miliardo di entrate in meno per lo Stato

Chissà come la prenderanno i milioni di italiani che hanno già provveduto a pagare le prime due rate del’Imu , sapendo che anche per questa volta la Chiesa cattolica ne sarà esentata. Tutta colpa di un decreto attuativo che sarebbe dovuto arrivare, pensate un po’, a maggio, e di cui invece a tutt’oggi non si vede traccia. Perché se la legge che ha istituito l’Imu prevedeva appunto che la nuova imposta sugli immobili riguardasse anche tutte le abitazioni ad uso commerciale di proprietà del clero cattolico, è anche vero che una postilla aggiunta di mano propria dallo stesso presidente del Consiglio nell’articolo 91 bis, recitava che la tassa si sarebbe dovuta applicare “in proporzione all'utilizzazione non commerciale dell'immobile quale risulta da apposita dichiarazione”.

È proprio su questa “apposita dichiarazione” che tutti i buoni propositi e tutti gli annunci sventolati ai quattro venti dal governo, secondo cui questa volta anche il Vaticano avrebbe pagato , sono miseramente naufragati. E questo perché il decreto attuativo che continua a latitare per responsabilità diretta del ministero dell’Economia, doveva servire a fornire proprio quel modello di dichiarazione con cui le varie diocesi avrebbero attestato quali locali sono adibiti ad uso religioso o per attività di volontariato, e quindi esenti dall’Imu, e quali invece vengono gestiti con criteri commerciali, e quindi avrebbero dovuto sottostare alla nuova imposta.

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E se già questa per qualcuno potrà apparire una beffa, altrettanto clamorosa è un’altra circostanza, forse meno nota. La dichiarazione che le diocesi avrebbero dovuto rendere quest’anno, nel caso ci fosse stato disponibile il modello, sarebbe servita per far pagare l’Imu comunque nel 2013. Ora, se il ritardo del decreto attuativo, per il quale il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha più volte invano assicurato che avrebbe provveduto, dovesse perdurare, potremmo ritrovarci nella situazione di avere un modello di dichiarazione nel 2013, con il risultato che la Chiesa inizierebbe a pagare addirittura nel 2014.

Il tutto con una perdita per le casse dello Stato che per il 2012 è stimata tra i 600 milioni e il miliardo, cifra che il governo aveva messo appunto in preventivo di raccogliere proprio dall’Imu per la Chiesa. Tra l’altro, c’è solo da sperare che per dicembre il gettito complessivo della nuova imposta sugli immobili soddisfi le previsioni della Ragioneria generale, perché altrimenti il governo potrebbe anche utilizzare la riserva di legge che si è garantita fino al 10 dicembre , per ritoccare le aliquote di base, chiamando gli italiani a ripianare l’eventuale buco dovuto al mancato pagamento della Chiesa.

Quest’ultima da parte sua continua a mantenere sulla questione un profilo molto basso. Ancora oggi nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Città del Vaticano, monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, rispondendo proprio a una domanda sull’Imu, ha dichiarato che la Chiesa resta “in attesa della definizione del decreto attuativo della modifica introdotta dal presidente del Consiglio Mario Monti in un atteggiamento di disponibilità ad accogliere la normativa”. Come a dire: “noi siamo qui”, pronti a fare il nostro dovere.

Un atteggiamento che appare una sorta di gioco delle parti rispetto ad un governo che su questo fronte continua invece ad essere clamorosamente inadempiente. E allora, alla luce di ciò, potrebbero non apparire del tutto casuali le parole con cui qualche giorno fa, forse memore proprio di questa sorta di trattamento di favore, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha benedetto un eventuale governo Monti-bis, affermando che l’attuale esecutivo dovrebbe proseguire nel compito di “mettere il Paese al riparo definitivo da capitolazioni umilianti ed altamente rischiose”.

Insomma, tutti contenti, tranne i milioni di italiani che l’Imu già la pagano e continueranno a farlo.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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