Firma elettronica avanzata: cos'è e come funziona
Economia

Firma elettronica avanzata: cos'è e come funziona

Le nuove regole equiparano la sottoscrizione di documenti informatici a quelli cartacei sotto il profilo legale. Faciliteranno la digitalizzazione della Pubblica amministrazione

L'Italia compie un ulteriore passo verso la modernizzazione del sistema Paese. Da pochi giorni sono entrate in vigore le nuove regole tecniche sulle firme elettroniche per la sottoscrizione virtuale dei documenti, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 21 maggio (n.117).

Ci sono voluti tre anni per adeguare la disciplina, regolamentata con il decreto 235/2010 (che ha introdotto il Codice dell'amministrazione digitale), anche alla cosiddetta firma elettronica avanzata, permettendo così di estendere il ricorso a questa modalità di sottoscrizione a qualsiasi tipologia di documento con valore legale, equiparandolo in sostanza a quello cartaceo.

Non solo. La rivoluzione non riguarda solo i privati, le imprese, i professionisti e i loro clienti, ma anche le relazioni tra cittadini e la pubblica amministrazione .

Ad oggi, infatti, la maggior parte dei documenti nascono in formato elettronico, ma poi necessitano della sottoscrizione autografa: devono essere stampati e, successivamente, scannerizzati e archiviati in formato digitale. Un avanti e indietro tra virtuale a reale che comporta un notevole spreco di carta, di strumenti e di tempo e anche di soldi.

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Ma in cosa consiste quest'ultima novità introdotta da legislatore italiano? Anche se in alcuni ambiti la firma elettronica avanzata era già in uso, le nuove regole d'ora in avanti rendono pienamente operativa questa tipologia di firma elettronica nell’ordinamento giuridico italiano, completando l'equiparazione dei documenti informatici ai documenti cartacei anche sotto il profilo della validità legale fino alla querela di falso.

Le firme elettroniche, infatti, si dividono in firma elettronica e firma elettronica avanzata. La prima è nota a tutti da tempo: la utilizziamo tutti i giorni, per esempio, digitando il pin al bancomat o fornendo l'identificativo utente e password per accedere alla casella di posta elettronica.

La firma elettronica avanzata, invece, identifica e garantisce la connessione univoca tra il firmatario e il documento: è creata con mezzi sui quali quest'ultimo ha un controllo esclusivo.

La casella di posta elettronica, infatti, può essere aperta da un'altra persona, se in possesso degli identificativi, così come non è detto che a utilizzare la tessera bancomat allo sportello elettronico sia l'intestatario della carta di debito.

Questa tipologia di firma elettronica, che unisce invece documento elettronico e firmatario, a sua volta si declina in altre due sottospecie: la firma elettronica qualificata e la firma digitale.

La prima è basata su un certificato qualificato ed è realizzata attraverso un dispositivo sicuro per la creazione: sono le cosiddette firme grafometriche, con cui si può siglare un documento informatico attraverso un'apposita penna su un tablet, il cui utilizzo estende questa modalità di sottoscrizione anche a un pubblico non tecnologico, perché riproduce esattamente il processo tradizionale.

Con la seconda, invece, si intendono le due chiavi crittografate, una pubblica e l'altra privata, per sottoscrivere un documento: le cosiddette “one time password” di norma utilizzate nei conti online.

Per l'utilizzo della firma elettronica qualificata, però, esistono dei limiti: può trovare applicazione per la sottoscrizione di tutti gli atti per la cui validità sia richiesta la forma scritta (come i contratti bancari o assicurativi), tranne atti e contratti aventi oggetto beni immobili. 

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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