Fiat - Volkswagen, ora è muro contro muro
Economia

Fiat - Volkswagen, ora è muro contro muro

Le ragioni di uno scontro culminato nella richiesta di dimissioni di Marchionne dall’Acea

Ormai non c’è dubbio che tra Volkswagen e Fiat sia guerra aperta, combattuta sia sul terreno commerciale che su quello delle dichiarazioni. Sono di oggi infatti le pesanti parole di Stephan Gruehsem, responsabile della comunicazione aziendale di Vw, che dalle colonne del Wall Street Journal fa sapere senza mezzi termini che “Marchionne è insopportabile come presidente dell'Acea” e “chiediamo le sue dimissioni”. Aggiungendo che in caso contrario la casa automobilistica tedesca potrebbe valutare l’opportunità di abbandonare l’Associazione dei costruttori europei di automobili.

Una durissima presa di posizione che arriva a 24 ore dalle altrettanto infuocate parole con cui l’amministratore delegato della Fiat aveva attaccato, questa volta dalle pagine dell’Herald Tribune, la politica dei prezzi della Volkswagen, che ha permesso alla casa di Wolfsburg di annunciare nell’ultimo trimestre utili in aumento del 36% a quota 8,8 miliardi, e questo nonostante il perdurante calo di immatricolazioni che si registra da tempo in tutta Europa .

Secondo Marchionne infatti  con la strategia della Volkswagen si rischierebbe “un bagno di sangue per tutti“, ragion per cui sarebbe stato opportuno un intervento della Commissione europea per valutare la congruità della politica di prezzi della casa tedesca. Peccato che la risposta a Marchionne è arrivata da Bruxelles a stretto giro per bocca di Antione Colombani, portavoce del Commissario europeo alla concorrenza Joaquin Almunia, che ha fatto sapere di non essere “a conoscenza di abusi o pratiche scorrette sui prezzi da parte di Volkswagen”.

Come dire: è il mercato bellezza, e con la crisi chi meglio sa muovere le proprie pedine resta a galla. E allora è evidente che tra Fiat e Vw, al momento, i risultati danno nettamente ragione ai tedeschi. E i terreni si scontro non mancano. Negli Stati Uniti ad esempio la sfida alla Vw Marchionne l’ha lanciata nel mercato dei camion , con il tentativo di andare a scalfire una posizione di predominio occupata proprio dai tesdeschi. Nel campo delle automobili invece, la vera partita si gioca in Asia, proprio là dove ad esempio l’Audi, marchio del gruppo Volkswagen, ha fatto registrare risultati straordinari. A tutto discapito della Fiat che invece è ancora in una fase di valutazione del mercato per poter decidere il partner ideale da agganciare per poter penetrare al meglio.

Ma lo scontro con Volkswagen avviene anche sul campo delle strategie industriali complessive a livello di Unione europea. Da tempo infatti, Sergio Marchionne, proprio in qualità di presidente dell’Acea, chiede che l’Europa metta in campo un piano di ristrutturazione del settore automobilistico, simile a quello realizzato negli Anni Novanta per l’acciaio. L’obiettivo dovrebbe essere quello di riconvertire una serie di stabilimenti, di fronte ad una contrazione della domanda che ormai diventa sempre più strutturale. Peccato che di questo progetto però proprio i tedeschi, con Vw in testa, non vogliano sentir parlare in nessun modo. E i numeri di fatturato e utili chiariscono il perché.

Ed è così che viene a galla una delle ragioni strategico-industriali che più probabilmente fanno indispettire al momento Marchionne. Da tempo infatti l’amministratore delegato della Fiat va ripetendo che per lanciare nuovi modelli bisogna attendere la fine della crisi. Non è un caso che da quando c’è lui alla guida del Lingotto l’unico vero modello nuovo apparso sul mercato sia la 500. Per il resto solo restyling. Dall’altra parte invece le case tedesca, con in testa Vw, hanno continuato a macinare nuovi modelli, invadendo il mercato con un offerta molto variegata, che in un momento di crisi fa sì che modelli più venduti bilancino i flop di altre vetture.

In casa Fiat invece tutto tace sul fronte dell’innovazione. E questa a ben vedere è la critica più pesante che in Italia si fa a Marchionne da tempo: cosa ne è dei 20 miliardi di investimenti promessi? E se per quasi un anno a chiederlo è stato solo il sindacato, con il silenzio assordante della politica, ieri, a fare notizia, sono state anche le parole del sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti che, rispondendo a un’interpellanza parlamentare, ha fatto sapere che presto anche il governo vorrà ricevere ragguagli circa gli impegni presi a suo tempo dalla Fiat. E chissà che finalmente Marchionne, pressato tra l’incudine della Vw e il martello dell’esecutivo, non decida di rilanciare davvero i destini europei della Fiat, sempre più sbilanciati al momento verso la sponda americana della Chrysler.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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