Fiat, meno investimenti in Europa. Punto e Mirafiori a richio
Economia

Fiat, meno investimenti in Europa. Punto e Mirafiori a richio

Marchionne annuncia un taglio da 500 milioni dopo gli ennesimi risultati negativi sulle vendite

Questa volta a sorprendere il mondo dell’auto non sono i risultati negativi del mercato europeo . L’ennesimo tracollo delle vendite infatti non è più una novità e risulta dunque una triste routine quella di segnalare a maggio per il Vecchio Continente un calo dell’8,4% delle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo del 2011. E ancora, nei primi cinque mesi del 2012 vendite in discesa del 7,3%. Il tutto con l’Italia che registra un preoccupante -14,3%, con la sola Francia che fa peggio a quota -16,2%. In questo contesto continua anche l’agonia della Fiat, che, pur conservando intatta una quota del 7,2% del mercato europeo, fa segnare un nuovo calo delle immatricolazioni del 12,1%.

Ed è proprio in conseguenza di questi dati che arriva la vera notizia della giornata. In un’intervista a Bloomberg l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne fa sapere infatti che proprio in “linea con i cambiamenti del mercato in Europa stiamo riconsiderando” il progetto della Grande Punto. Un annuncio che fa il paio con quello, se possibile ancora più preoccupante, del taglio da 500 milioni di euro degli investimenti in Europa. Secondo uno stile comunicativo ormai consolidato, il numero uno del Lingotto non aggiunge ulteriori particolari, innescando però subito una reazione preoccupata tra i lavoratori.

“Verrebbe da dire che noi l’avevamo previsto – attacca Enzo Masini della Fiom – visto che da tempo sosteniamo che Marchionne non ha nessuna intenzione di rispettare la promessa fatta a suo tempo di investire 20 miliardi in Italia”. Ma le considerazioni del sindacalista vanno oltre, e si appuntano su quelle che potrebbero essere le conseguenze del taglio degli investimenti. “Marchionne parla con riferimento agli stabilimenti Fiat europei – argomenta Masini -. Ma siccome in Polonia e Serbia gli investimenti sono stati già fatti, e lo stesso vale per Pomigliano, le uniche partite ancora aperte sono quelle di Mirafiori e Grugliasco. In quest’ultimo sito però le prime spese sono state già sostenute e quindi dovrebbero essere completate. A questo punto la vera incognita resta Mirafiori che, con un taglio da 500 milioni di euro potrebbe addirittura vedere preclusa la sua stessa sopravvivenza”.

Uno scenario fosco, che lo stesso sindacalista considera come conseguenza ultima, ma che certo rientra tra le ipotesi da prendere in considerazione. Di tutt’altro tenore invece le parole di Rocco Palombella segretario della Uilm, sindacato metalmeccanico che insieme alla Fim-Cisl, ha sempre dialogato con Marchionne firmando anche l’attuale contratto. “Io mi attengo a quelle che sono state le assicurazioni fatte da Marchionne in sede di trattativa – dice Palombella – e quindi ritengo che la Fiat confermerà in Italia tutti i suoi investimenti programmati. Entro fine anno dovremo rinnovare l’accordo e quella sarà l’occasione per ribadire una serie di impegni. Al momento dei 20 miliardi promessi ne sono stati spesi circa due, ma la scadenza del programma di investimenti è per il 2014 e dunque c’è ancora tempo”.

Un ottimismo che in casa Fiom, sindacato da tempo contrario alle scelte industriali di Marchionne, non è affatto condiviso. “Nella strategia di Marchionne manca completamente la trasparenza – dice Masini -. Una circostanza che tra l’altro dovrebbe inquietare non solo i lavoratori, ma anche gli investitori di fronte ad annunci poco chiari come quelli di oggi. E’ per questo che noi chiediamo all’ad della Fiat di sedersi attorno a un tavolo e di tirare fuori i progetti, se li ha, per rilanciare i marchi dell’automotive  italiano, in primis quelli per l’Alfa Romeo, una marchio che dovrebbe vendere almeno un milione di modelli e non barcamenarsi in progetti di basso cabotaggio come quelli della nuova Spider in collaborazione con la Mazda ”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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