Fiat, con i camion negli Usa lancia la sfida a Volkswagwen
Economia

Fiat, con i camion negli Usa lancia la sfida a Volkswagwen

Marchionne manifesta interesse per il marchio Navistar, già nel mirino dei tedeschi

Un’azienda ormai globalizzata e tra le poche al mondo capaci di lanciare una sfida allo strapotere dei tedeschi. Sembra essere questo il nuovo identikit di Fiat-Chrysler, almeno per come negli ultimi anni ne sta determinando la fisionomia l’amministratore delegato Sergio Marchionne. Come se non fossero già numerose infatti le scelte che stanno sempre più rendendo marginale il mercato italiano ed europeo per un marchio proiettato con forza verso il mondo, stamattina è arrivata un ulteriore conferma.

In un’intervista a La Tribune Sergio Marchionne ha manifestato il suo interesse per l’eventuale acquisizione del produttore Usa di camion Navistar, che si trova in difficoltà economiche. “Siamo interessati a stabilire una presenza sul mercato americano” ha detto il numero uno di Fiat-Chrysler palesando le proprie intenzioni.

Una scelta che in un colpo solo confermerebbe le linee di tendenza del marchio italo-statunitense sopra citate. “Innanzitutto – spiega infatti a Panorama.it l’economista Giuseppe Berta – sarebbe una conferma che anche Fiat Industrial, il marchio che opera nel settore dei mezzi pesanti e che ha recentemente approvato il piano di fusione con la controllata Usa Cnh, punta senza dubbi verso una piena globalizzazione, tra l’altro su un mercato molto attraente come quello statunitense”.

Una scelta in continuità con un processo di internazionalizzazione che già vede ad esempio il marchio Iveco ben posizionato sul mercato asiatico, a differenza di quanto accade invece per il settore auto .

“Questa tendenza alla globalizzazione – aggiunge Berta – è bene ricordare che porta l’impronta oltre che di Marchionne anche di John Elkann, che da quando è alla guida di Exor, la holding che sta a capo del Gruppo, ha fatto scendere le proprie partecipazioni non solo in Italia, ma anche in Europa, con il risultato che attualmente le attività del resto del mondo contano per i due terzi del totale”.

Ma l’interessamento a Navistar rappresenta a dovere anche la seconda caratteristica saliente dell’attuale era Fiat, quella di baluardo all’espansione prepotente dei marchi tedeschi. Non a caso infatti anche la Volkswagen, secondo alcune voci smentite però in mattinata dal Financial Times Deutschland, sarebbe interessata a una partecipazione all’interno della Navistar. Insomma, una sorta di sfida italo-tedesca, che dal mercato europeo si trasferirebbe nelle immense praterie americane solcate dai bisonti della strada statunitensi. “La reazione di Volkswagen – commenta Berta – non solo certifica che Marchionne su questo fronte si sta muovendo bene e con la solita tempestività, ma conferma anche che ormai Fiat rappresenta una sorta di linea di resistenza allo strapotere tedesco, nel senso che nel settore dell’automotive stiamo assistendo a una vera e propria sfida di Fiat contro la Germania”.

Una sfida che finora si è apertamente manifestata ad esempio in occasione del progetto di vendita del marchio Alfa Romeo, destinato proprio alla VW: un mancato affare che ha inasprito la frizione tra i due gruppi. Un contrasto poi accentuatosi anche a livello europeo, dove Marchionne, in veste di presidente dell’associazione dei costruttori di auto, ha chiesto esplicitamente all’Unione di predisporre un piano di salvataggio dell’industria automobilistica simile a quello attuato negli anni Novanta per l’acciaio e che portò alla riconversione di una parte consistente del settore. “Una proposta – sottolinea Berta – che, neanche a dirlo, è osteggiata dai tedeschi, per i quali ovviamente le cose vanno bene così. Ecco perché – conclude Berta – la vicenda Navistar è l’ulteriore conferma di questa situazione di scontro”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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