Facebook in borsa, ecco perché ora le azioni tornano a salire
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Economia

Facebook in borsa, ecco perché ora le azioni tornano a salire

Dopo il tonfo di un mese fa, negli giorni le azioni Facebook hanno recuperato il 20%. Per alcuni è un'inversione di tendenza vera e propria, per altri una ripresa transitoria

Forse è presto per parlare di inversione di tendenza, e ancor più per cantar vittoria, ma un dato è certo: le azioni di Facebook hanno cominciato a staccarsi dal deludente fondo toccato due settimane fa e stanno risalendo a vista d’occhio. Per quattro giorni consecutivi, il titolo Facebook ha recuperato terreno chiudendo in positivo, solo nella giornata di lunedì si è impennato del 7% per poi scendere e fermarsi a 31,55 dollari per azione. Nella giornata di ieri il vento favorevole ha continuato a soffiare, portando il titolo a sfiorare i 32 dollari per azione, oltre il 20% in più rispetto al record negativo segnato due settimane fa.

Cosa sta succedendo? Cosa ha portato quello che è stato targato come il flop peggiore degli ultimi 10 anni a riguadagnare quota così in fretta? Mentre Facebook continua ad oscillare sotto la spada di Damocle di Wall Street (le azioni sono ancora il 17% sotto il valore di debutto), le possibili spiegazioni si sprecano.

C’è chi ha collegato questo cambio di rotta alla recente acquisizione di Face.com, un sito israeliano specializzato in riconoscimento facciale la cui esperienza potrebbe fare parecchio comodo a Facebook che, stando alle indiscrezioni, avrebbe scucito tra i 50 e i 60 milioni di dollari per chiudere l’accordo. Disponendo di un sistema di riconoscimento facciale d’avanguardia, infatti, Facebook potrebbe attivare un sistema per automatizzare i tag e la condivisione di foto scattate tramite mobile. Aumentando il numero di foto taggate aumenterebbe anche il coinvolgimento degli utenti sulla piattaforma (se vieni taggato in una foto è praticamente automatico che accedi a Facebook per capire di che si tratta), parallelamente Facebook avrebbe a disposizione ancora più informazioni sui suoi utenti.

Sebbene la notizia dell’acquisizione di Face.com abbia sicuramente influito sulle giornate positive di lunedì e martedì, è difficile imputare i segni di ripresa delle azioni Facebook unicamente a questo evento. Più probabile, invece, è che a dare nuova benzina al titolo siano stati i significativi passi compiuti in termini di advertising. In particolare: Facebook Exchange.

È di questa opinione Colin Sebastian di R.W. Baird: “Consideriamo Facebook Exchange come un grande passo in avanti verso il lancio di una rete di advertising esterna, in aggiunta alla tecnologia e all’infrastruttura che Facebook può sfruttare per vendere ad su siti terzi. Crediamo che un simile ad network possa espandere significativamente l’inventario di ad, consentire formati pubblicitari più flessibili senza creare problemi al sito, e aumentare la percentuale di click. Inoltre, gli ad forniti da Facebook sono potenzialmente più rilevanti degli ad dei network rivali, nello specifico: Yahoo! e AOL.

Secondo Sebastian, l’asso nella manica di Facebook sarebbe quindi Exchange, in quanto primo significativo passo verso la costruzione di un ad network esterno che permetterà a Facebook di piazzare pubblicità personalizzata in tempo reale ogniqualvolta un suo utente faccia ritorno da un sito terzo.

Ma esiste un’altra teoria, in proposito, che riserva ai provvedimenti presi a Menlo Park un’importanza secondaria. Henry Blodget, CEO e Editor capo di Business Insider, sostiene che la ripresa fosse prevedibile come lo era il crollo iniziale: “Tutte quelle persone che hanno acquistato durante l’IPO, confidando in un botto istantaneo, alla fine hanno lo hanno abbandonato disgustati. Tutti quelli che invece erano davvero interessati a investire in Facebook con lungimiranza – quelli che avrebbero dovuto comprare azioni il giorno dell’IPO – hanno deciso di farsi strada con calma.

È una teoria interessante, e sicuramente contiene qualche grammo di verità, ma è sufficiente dare un’occhiata ai dati più recenti per comprendere che è più probabile che l’analisi azzeccata sia quella di Sebastian. Sia prima che dopo il crollo delle azioni Facebook, nelle scorse settimane, diversi analisti avevano convenuto nell’individuare il tallone d’Achille di Menlo Park nell’advertising mobile. Facebook deve oltre l’80% dei propri ricavi alla pubblicità, ma fino a poco tempo fa non aveva trovato il modo di monetizzare a dovere le inserzioni sulla sua app per smartphone.

Ieri, uno studio condotto da TGB digital ha rivelato che le Sponsored Stories su mobile stanno funzionando, e pure tanto. Gli ad che appaiono nel news feed di Facebook mobile otterrebbero una percentuale di click di quasi 14 volte superiore agli Sponsored Ads su desktop, e frutterebbero 11 volte tanto. Risultati importanti, che asciugheranno la fronte di diversi investitori, ma che non devono indurre Facebook a tirare i remi in barca. Per potersi imporre in modo convincente nel panorama dell’advertising online, Facebook deve proseguire nella direzione di Facebook Exchange e puntare alla costruzione di una rete pubblicitaria, potenziata da elementi di geotargeting e retargeting, che abbia come necessario baricentro Facebook stesso.

Detto questo, pare che la cura somministrata da Mark Zuckerberg a Facebook in seguito al tonfo dell’IPO, fatta di acquisizioni tattiche, App Center e nuove strategie di mobile advertising, stia cominciando a dare i suoi frutti e, per la prima volta in un mese, il titolo sembra in grado di alzarsi dal letto d’ospedale in cui era stato confinato.

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Fabio Deotto