Lotta all’evasione, scatta la caccia ai capitali all’estero
Economia

Lotta all’evasione, scatta la caccia ai capitali all’estero

Il governo è pronto a recuperare 200 miliardi con norme che prevedono sanzioni più basse per chi si autodenuncia

Chiariamo subito: non si tratta né di un condono, né di una sanatoria. E’ questo il concetto fondamentale che dall’Agenzia delle entrate tengono a chiarire a proposito dell’operazione che punta a far rientrare capitali italiani depositati all’estero. Un piano concepito dal governo Letta e che avrà ovviamente come braccio esecutore proprio le strutture operative del nostro fisco. Si tratterà di un combinato disposto di sanzioni penali annullate connesse a pene pecuniarie leggermente dedotte, il tutto associato all’autodenuncia del contribuente che ha depositato proprie risorse finanziarie in paradisi off shore.

ITALIA, QUANTO VALE L'EVASIONE

Lo Stato prova insomma ancora una volta a tendere la mano a chi furbescamente ha deciso di portare all’estero capitali guadagnati in Italia e su cui non sono state pagate le tasse. Per farlo questa volta però, come accennato, non mette in campo nessuna forma di indulgenza finanziaria. Sui capitali che dovessero rientrare si pagheranno regolarmente le imposte arretrate con tanto di sanzioni pecuniarie, che potranno al massimo essere ridotte di un 15-20%. Quello che cade è il reato penale, quindi niente galera per gli evasori in questione. Nessuno dei tecnici al lavoro per mettere a punto il piano si sbilancia sull’entità dell’operazione, ma secondo alcune stime del Sole24Ore potrebbero essere almeno 200 i miliardi di euro pronti a rientrare grazie a questo sistema.

SE ANCHE L'EVASIONE RISENTE DELLA CRISI

Un’operazione frutto anche della preziosa consulenza del magistrato Francesco Greco, a capo dell’apposita commissione istituita presso il Ministero della giustizia che da tempo lavora proprio nella predisposizione di un sistema per il rientro dei capitali in Italia. La strategia studiata dai tecnici del governo in collaborazione con il fisco, prevede innanzitutto la creazione di una struttura ad hoc, il cosiddetto Ucifi, l’Ufficio per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali. In questo modo si cercherà in maniera capillare di andare a stanare eventuali evasori. Un’attività che, nelle intenzioni del premier Letta, dovrebbe funzionare da forte deterrente, spingendo eventuali possessori di capitali all’estero ad autodenunciarsi sfruttando i benefici previsti dalla nuova regolamentazione. Come detto infatti, si potrà contare su sanzioni tributarie che saranno in parte attenuate.

LOTTA ALL'EVASIONE, ANCHE L'UNIONE FA LA SUA PARTE

Non è ancora chiaro se si tratterà dell’ennesimo tentativo velleitario di far rientrare capitali dall’estero, già in passato più volte tentati e che hanno dato qualche sito solo in presenza di forti, anzi, fortissime agevolazioni. La novità però questa volta potrebbe essere legata al fatto che viene creata un’unità speciale proprio per crimini legati all’esportazione di capitali, e dunque gli evasori potrebbero davvero temere di poter essere individuati. Un motivo in più per spingerli autonomamente nelle mani del fisco. Una circostanza in cui ovviamente il governo ripone grande fiducia, visto che anche il semplice rientro della metà dei 200 miliardi sopra menzionati, potrebbe portare nelle casse dello Stato, sotto forma di maggiori imposte, qualcosa come 20 miliardi di euro. Il doppio esatto dell’entità dell’attuale legge di stabilità faticosamente architettata dal governo e che attualmente è in discussione in Parlamento.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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