Eike Batista: in un anno e mezzo ha buttato via 34,8 miliardi
Economia

Eike Batista: in un anno e mezzo ha buttato via 34,8 miliardi

Fino all’anno scorso il brasiliano Eike Batista era l’ottavo uomo più ricco del mondo. Voleva diventare il numero uno, ma 18 mesi dopo gli sono rimasti solo 300 milioni di dollari

All’inizio dell’anno scorso il Brasile era in pieno boom economico e il simbolo del successo verde-oro era incarnato da Eike Batista, l’ottavo uomo più ricco al mondo nelle classifiche della rivista americana Forbes, con un patrimonio stimato di 34,8 miliardi di dollari. All’epoca il magnate brasiliano prometteva che entro il 2015 sarebbe diventato «il numero uno planetario», ma oggi le sue aziende sono sull’orlo della bancarotta e il suo patrimonio attuale vale solo 300 milioni di dollari. Un miracolo al contrario, insomma, quello dell’ormai ex «soldato del Brasile», come lui stesso amava definirsi.

Della quindicina di aziende che possiede, e che fanno capo alla holding Ebx, sei sono quotate alla Bovespa, la borsa di San Paolo: la Ogx, il «gioiello» che si occupa di petrolio e gas, la Mpx, che pure opera nell’energia, la Llx (logistica), la Mmx, un’azienda mineraria, i cantieri navali della Osx e la Imx, organizzatrice di show. La Ogx non ha rispettato le ambiziose promesse (i pozzi dei suoi campi petroliferi estraggono il 75 per cento meno dei barili previsti) e non è stata in grado di pagare i 45 milioni di dollari di debiti scaduti a inizio ottobre, preannunciando di fatto quella che potrebbe diventare la maggiore bancarotta di un’azienda mai verificatasi in America Latina. Come conseguenza i titoli in borsa (sul mercato ci sono anche obbligazioni per 3,6 miliardi di dollari) hanno subito un tracollo, con le quotazioni precipitate a 0,41 reais, rispetto ai 20 reais di quando Eike prometteva di diventare l’uomo più ricco del mondo.

«Eike crede nel Brasile e investe i suoi denari qui, spero venga imitato dai nostri imprenditori» ripeteva il presidente brasiliano Dilma Rousseff sino all’anno scorso. «È una brava persona ma racconta troppe bugie» si è lasciato invece sfuggire l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

Figlio di Eliezer Batista, presidente della Vale do Rio Doce che trasformò negli anni Sessanta la compagnia mineraria brasiliana in un leader mondiale del settore, Eike del padre non sembra possedere lo stesso tocco magico. «Sono più fortunato di lui, che con la Vale industrializzò il Giappone, io farò lo stesso con la Cina» prometteva, confermando di voler competere persino con il padre. «Puntate a essere sempre i migliori, fosse anche solo del vostro quartiere» diceva l’Eike sulla cresta dell’onda del 2012 agli studenti della Usp, l’università simbolo di San Paolo, «non fate come quella banda di culi flaccidi che sono i nostri imprenditori». E ancora: «Manca una cultura del rischio in Brasile» ripeteva ovunque come un mantra. Una frase che oggi suona beffarda.

Fallimento alle porte, dunque? «È il momento di acquistare» è invece la voce di ambienti vicini al partito di Lula. Partito che oggi sembra avere scaricato Eike, dopo averlo appoggiato per un decennio. «Lui è stato tagliato fuori, tutti i soldi che recupererà d’ora in avanti per salvare le sue aziende andranno ai suoi creditori, a cominciare dal Bndes, la banca pubblica che lo ha finanziato molto in passato. La Ogx non fallirà però passerà di mano» prevedono questi stessi ambienti. A chi? Forse alla Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana che Batista aveva sfidato, illudendosi di poter competere con lei. Ipotesi, indiscrezioni, comunque il mito è crollato.

Quando, 35 anni fa, Eike apparve sulla scena brasiliana dopo una gioventù passata all’estero, la voce più ricorrente era che il padre gli avesse lasciato in eredità dalla Vale la mappatura dei principali giacimenti auriferi del Brasile. Invenzione o meno, sino all’inizio degli anni Novanta di Batista jr a Rio si sapeva solo che era un amante della bella vita, che guadagnava con l’oro e che amava i bolidi della motonautica. Soprattutto era noto per essere l’uomo di Luma de Oliveira, reginetta del Carnevale carioca e coniglietta di Playboy.
Per lei perse la testa e nel 1991 la sposò contro il volere del padre, annullando appena una settimana prima il matrimonio già programmato da tempo con una donna meno appariscente. La fama per Eike arrivò però una domenica quando, in diretta sulla Globo, la principale tv del Brasile, finirono all’asta le mutandine di Luma. Eike fece irruzione negli studi della seguitissima trasmissione (una sorta di Domenica in) e ricomprò furente la biancheria della moglie.

L’amore è finito nel 2004, Luma nel frattempo gli ha dato due figli, ma la psicologia di Batista è rimasta la stessa: «Alternare euforia e depressione nello spazio di poco tempo è la caratteristica che più mi colpisce del suo carattere» dice a Panorama un imprenditore suo amico che sottolinea anche la sua «ingenuità nello scegliersi i collaboratori». Di certo c’è che le Unità di polizia pacificatrice che Rio sta usando per normalizzare le favelas in vista delle Olimpiadi sono state finanziate quasi interamente da questo ex miliardario ossessionato dal simbolo della moltiplicazione x, inserito nei nomi di tutte le sue aziende perché a suo dire «la ics accelera la creazione della ricchezza». Chi finanzierà ora la pacificazione in favela non si sa, ma «sostituire la x col segno della divisione (:) sarebbe un atto dovuto» si sfoga un azionista che aveva creduto in Eike.

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Paolo Manzo