Ecco come Draghi può fermare la deflazione
Sergio Oliverio/ Imagoeconomica
Economia

Ecco come Draghi può fermare la deflazione

Cos'è e come funziona il quantitative easing, l'acquisto di titoli ipotizzato dal presidente della Banca Centrale Europea per fermare la deflazione

Sono bastate poche parole di Mario Draghi per affossare lo spread Btp/Bund, cioè il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi con scadenza decennale, che oggi è tornato attorno a quota 160 punti, cioè ai livelli che non si vedevano dal maggio del 2011, prima che scoppiasse la crisi dell'Eurozona. Ieri, al termine della consueta riunione mensile dei vertici della Banca Centrale Europea, Draghi ha infatti annunciato una grande novità, capace di galvanizzare subito i mercati: il presidente della Bce ha detto di esser pronto ad adottare misure straordinarie per scongiurare il rischio della deflazione, cioè di un calo generalizzato dei prezzi al consumo, che avrebbe effetti deleteri sull'economia.

L'INCUBO-DEFLAZIONE

Tra le misure “non convenzionali” della Bce, viene ipotizzato anche il ricorso a un quantitative easing, espressione inglese che in italiano, tradotta alla lettera, significa alleggerimento quantitativo. Ma di cosa si tratta? In pratica, il quantitative easing è un provvedimento con cui la banca centrale effettua degli acquisti programmati di titoli finanziari (in particolare di bond, cioè di obbligazioni) negoziati sul mercato. In questo modo, a intervalli regolari, la Bce immette nel sistema finanziario una montagna di liquidità che serve appunto per comprare i titoli. Lo scopo delle autorità monetarie che effettuano il quantitative easing (riassunto a grandi linee) è di ampliare la quantità di moneta in circolazione, in modo da stimolare l'economia. E' ciò hanno già fatto negli anni scorsi, molto prima della Bce, altre banche centrali extra-europee come la Federal Reserve americana, la Bank of England britannica e la nipponica Bank of Japan.

A ben guardare, la spiegazione sopra riportata è un po' approssimativa, poiché gli interventi della banca centrale hanno (o possono avere) diversi effetti su più fronti. Innanzitutto, se la la Bce compra delle obbligazioni, la domanda sul mercato di quest'ultime sale. Di conseguenza, anche i prezzi dei titoli crescono mentre i loro rendimenti scendono. Se infatti il valore di un'obbligazione (che ha una cedola già prestabilita) è più alto rispetto al passato, chi la acquista oggi porta a casa ovviamente un rendimento netto inferiore, rispetto a quello incassato da chi se l'è messa nel portafoglio qualche mese fa. Dunque, se per esempio la Bce si mette ad acquistare a man bassa delle obbligazioni governative, cioè dei buoni del tesoro dell'area euro, i rendimenti dei titoli si abbassano e i paesi che li hanno emessi, Italia compresa, ottengono subito un vantaggio: devono pagare un po' meno interessi sul proprio debito pubblico.

BCE:TASSI FERMI, PER ADESSO

Oltre a dare beneficio ai conti pubblici dei governi, che avrebbero così un po' più di risorse per sostenere la crescita economica, il quantitative easing può avere però effetti positivi anche sul sistema creditizio. La banca centrale, infatti, può decidere infatti di comprare non soltanto i buoni del tesoro ma anche altri tipi di obbligazioni. Dal 2008, in poi, per esempio, la Federal Reserve ha acquistato (oltre ai buoni del tesoro statunitense) anche anche una montagna di obbligazioni legate ai mutui immobiliari (cioè i bond generati dalle cartolarizzazioni dei prestiti). In questo modo, le banche d'Oltreoceano si sono tolte di torno moltissimi titoli-spazzatura, che inquinavano i loro bilanci e hanno ricominciato a dare credito alla gente.

Il quantitative easing, però, può avere effetti positivi anche sulle borse. Se i rendimenti delle obbligazioni scendono e i prezzi salgono, infatti, le attività finanziarie delle famiglie si rivalutano e la maggiore ricchezza generata inizia a spostarsi su asset più rischiosi come le azioni, che sui listini cominciano a viaggiare con il turbo. Inoltre, avendo un po' più soldi a disposizione grazie al rivalutarsi delle loro attività finanziarie, i consumatori sono portati a spendere un po' di più, allontanando così il rischio di una deflazione generata dalla crisi. E' questa, insomma, la dinamica “virtuosa” che potrebbe innescarsi nell'economia reale, grazie a un quantitative easing della banca centrale.

Non manca però l'altra faccia della medaglia. Le iniezioni di liquidità delle banche centrali rischiano infatti anche di avere un effetto perverso, cioè di dar troppo fiato alla speculazione, generando una bolla sui mercati. Infine, come ha ricordato lo stesso Draghi, non va dimenticato che il quantitative easing americano ha avuto effetti significativi soprattutto perché l'economia d''Oltreoceano, a differenza di quella europea, riceve una spinta notevole dal mercato dei capitali. Da questa parte dell'Atlantico, invece, la principale fonte di finanziamento per le imprese e per l'economia sono le banche. E non è detto che gli istituti di credito, inondati di liquidità dalla Bce, la usino poi per sostenere le aziende e riaprire i rubinetti dei prestiti alle famiglie. Le banche, infatti, potrebbero usare le risorse in arrivo da Francoforte per fare una montagna di profitti sui titoli che hanno nei portafogli, come ha dimostrato anche la storia recente.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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