Deflazione in Europa, cosa può fare Draghi per fermarla
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Economia

Deflazione in Europa, cosa può fare Draghi per fermarla

Rischio caduta dei prezzi nel Vecchio Continente. Le possibili mosse della Bce

Uno spettro si aggira per l'Europa e si chiama deflazione. Si tratta, per chi non ne avesse mai sentito parlare, di un calo generalizzato dei prezzi al consumo che rischia di trasformarsi in un macigno per l'economia e di fermare quei barlumi di ripresa che oggi si vedono nel Vecchio Continente.

 L'INCUBO-DEFLAZIONE

Se i prezzi sono in picchiata, invece di aumentare, potrebbe infatti di innescarsi una reazione a catena nel sistema produttivo europeo: i margini di profitto di molte aziende si riducono mentre altre imprese, per non ritrovarsi con i magazzini pieni e la merce invenduta, sono costrette a svendere ancor più i propri prodotti. Altri operatori economici, prevedendo un ulteriore abbassamento del carovita nei mesi a venire, sono inoltre spinti a rimandare nel tempo i propri acquisiti e i propri investimenti, provocando la paralisi del mercato. Un disastro, insomma, contro cui c'è una sola istituzione che può fare qualcosa in tempi brevi. E' la Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi , che ha in mano le leve dei tassi d'interesse e della politica monetaria nel Vecchio Continente.

CADUTA DEI PREZZI: PERCHE' E' NEGATIVA

Ma cosa può fare davvero Draghi, visto che ha già abbassato il costo del denaro al minimo storico dello 0,25% ? Alcune soluzioni le ha indicate per esempio il capo economista dell'Ocse, l'italiano Pier Carlo Padoan. In un'intervista al quotidiano austriaco Der Standard, Padoan ha suggerito alla Bce (in caso di bisogno) di comportarsi come la Federal Reserve, la banca centrale statunitense. In altre parole, Draghi potrebbe effettuare un quantitative easing, cioè immettere una bella dose di liquidità nel sistema economico, acquistando anche titoli finanziari sul mercato secondario. Inoltre, la Banca Centrale Europea potrebbe portare sotto zero i tassi d'interesse overnight, cioè quelli che vengono riconosciuti agli istituti di credito, ogni volta che depositano la loro liquidità in eccesso presso la stessa Bce. Con questi provvedimenti, le banche del Vecchio Continente sarebbero spinte maggiormente a far girare i soldi che hanno a disposizione, cioè a prestarli di più alle imprese, invece di tenerli fermi nei forzieri di Francoforte.

MODELLO BRITANNICO

C'è però un'altra soluzione possibile, che si ispira a quella già adottata dalla Bank of England, cioè la banca centrale britannica. Si chiama funding for lending e consiste in una concessione di liquidità alle banche, ma a una condizione: che gli istituti di credito si impegnino a destinare le risorse ricevute a nuovi prestiti in favore delle imprese, in modo far ripartire l'economia. Agendo con questa “filosofia”, si eviterebbe il ripetersi di quanto è già avvenuto tra il 2011 e il 2012 con le operazioni di Ltro (long term refinancing operation ) i piani di rifinanziamento a lungo termine che Draghi concesse alle banche, nella fase più acuta della crisi europea. La liquidità ricevuta con l'Ltro, infatti, fu utilizzata soprattutto dai grandi istituti di credito continentali per comprare a man bassa titoli di stato e non certo per dare nuovi prestiti alle aziende, che invece hanno continuato a ridursi, portando in piena recessione molti paesi di Eurolandia, a cominciare dall'Italia.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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