Deficit/pil, too French to fail?
Economia

Deficit/pil, too French to fail?

I dubbi sulle ultime decisioni della Commissione Europea

Dopo mesi di diktat sull’austerità, la Commissione europea sembra avere teso la mano agli stati membri. O forse a uno solo di essi. Il 13 febbraio il commissario europeo Olli Rehn ha infatti affermato che i paesi che non riusciranno a raggiungere l’obiettivo del 3 per cento nel rapporto tra deficit strutturale e pil potrebbero vedersi concedere un altro anno di tempo per adempiere. Bruxelles ha cambiato idea? Le opinioni sono spaccate. Da una parte vi è chi sostiene che la Commissione segua la scia tracciata dal capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, il quale ha ammesso che l’impatto delle politiche di austerity si è rivelato molto peggiore del previsto. Non a caso nei giorni precedenti al «pentimento» di Rehn si erano diffusi dati scoraggianti sulla crescita tedesca e francese nell’ultimo trimestre del 2012.

La Commissione avrebbe dunque deciso di correre ai ripari per scongiurare esiti funesti. Ma per i più maliziosi Rehn ha reagito dopo aver appreso che la Francia non sarebbe riuscita a raggiungere l’obiettivo di un rapporto deficit/pil del 3 per cento nel 2013. Facile, allora, insinuare che a Bruxelles qualcuno sia «più uguale degli altri». Si lancerebbe così un segnale inquietante: nonostante le riforme varate per rafforzare il controllo della Commissione sui governi nazionali, alcuni di questi sono tanto liberi di mancare alla parola data quanto lo erano 10 anni fa. I prossimi mesi diranno chi aveva ragione. Rehn ha spiegato che si è trattato di un malinteso e che la posizione Ue non è mutata. L’auspicio è che la Commissione sgombri il campo dagli equivoci chiarendo una volta per tutte che un’Europa assetata di crescita può ben concedere una dilazione negli obiettivi concordati, purché ciò avvenga a fronte di impegni chiari, concreti e misurabili in termini di nuove politiche per la crescita. La Francia non sembra, allo stato, avere piani tanto concreti da meritare un’eccezione.

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Andrea Renda

Andrea Renda è docente di politiche dell’Unione Europea, Luiss senior fellow, Centre for European policy studies, Bruxelles

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