Debiti Stato-imprese, i decreti ora valgono 20 miliardi
Economia

Debiti Stato-imprese, i decreti ora valgono 20 miliardi

Le piccole e medie aziende (per ora) sono soddisfatte

E’ una contenuta soddisfazione quella che esprime il mondo delle piccole e medie imprese in merito alle modifiche apportate finora ai quattro decreti in discussione al Senato che dovrebbero finalmente sbloccare una parte dei crediti che le aziende private vantano nei confronti della pubblica amministrazione. “Così come strutturati ora – annuncia a Panorama.it Ivan Malavasi, presidente di Cna – i quattro decreti potrebbero sbloccare entro la fine dell’anno 20 miliardi di euro. Certo, non è un provvedimento risolutivo del problema, visto che lo Stato conta circa 70 miliardi di euro di debiti nei confronti delle imprese, ma si tratta di un passo avanti perché rimette in circolo liquidità”.

Un risultato che però sembrava essere a rischio in un primo momento, proprio per il contenuto originario dei decreti ora modificati. “Tra gli emendamenti più significativi approvati da Palazzo Madama – spiega Malavasi – c’è sicuramente quello che prevede l’estensione a tutte le Regioni della possibilità di certificare il proprio credito. Nella versione del governo infatti, il decreto in questione prevedeva che fossero escluse tutte le Regioni che non avessero in ordine i propri conti. Una selezione che avrebbe lasciato fuori Lazio, Campania, Molise, Abruzzo e Calabria che hanno la sanità commissariata e Puglia, Sicilia e Piemonte che stanno attuando piani di rientro”.

Ma le buone notizie non finiscono qui, perché un’altra modifica sostanziale è arrivata anche sul fronte dei possibili ricorsi in sede civile. “In precedenza – precisa Malavasi – chi avesse voluto ottenere la certificazione del debito non avrebbe dovuto intentare causa allo Stato per la somma in questione. Ora quest’obbligo è stato eliminato e, per così dire, sono stati restituiti i diritti civile alle imprese che potranno sempre ricorrere in sede giudiziaria. Lo stop viene inserito soltanto per i 60 giorni entro cui si deve ottenere risposta dalla pubblica amministrazione per la richiesta di certificazione”.

Altra variazione importante poi è quella che riguarda la possibilità di ottenere compensazioni tra dare e avere su tutti i crediti vantati dalle aziende nei confronti dello Stato, siano essi di carattere nazionale e locale, o che abbiano a che fare con tributi e con versamenti previdenziali.

Le buone notizie però finiscono qui, perché aleggia sempre nell’aria il timore che un risultato così importante per migliaia di aziende possa sfuggire ancora una volta di mano all’ultimo momento. Infatti il percorso parlamentare è ancora insidioso, visto che dopo l’approvazione in Senato anche la Camera dovrà pronunciarsi a favore dei provvedimenti. Inoltre, due decreti dei quattro in discussione, dovranno poi ottenere anche il via libera della Conferenza Stato-Regioni. “Il governo – nota Malavasi – ha fatto la sua parte, ora tocca ai partiti e ai parlamentari esprimersi favorevolmente, e io conto che potrebbero farcela entro il mese di giugno. Se ciò non accadesse sarebbe una sorta di suicidio politico, del quale pagherebbero le conseguenza migliaia di imprese”.  

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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