Contratti a termine, così vorrebbero cambiarli le imprese
Economia

Contratti a termine, così vorrebbero cambiarli le imprese

Intervalli più brevi tra un rinnovo e l'altro e riduzione temporanea dei contributi. Ecco cosa chiedono le aziende al governo, per modificare la riforma Fornero

Tutte le modifiche verranno messe in cantiere a luglio ed entreranno a regime nel giro di qualche settimana, probabilmente a settembre. E' questa la tabella di marcia con cui il ministro del lavoro, Enrico Giovannini , vorrebbe cambiare una parte della riforma Fornero, cioè l'ultima legge sul welfare approvata dal governo Monti nella scorsa legislatura.

LA CAPORETTO DEI CONTRATTI PRECARI

I ritocchi del ministro si concentreranno in gran parte sui nuovi vincoli che la legge Fornero ha introdotto per i contratti di lavoro a tempo determinato. Si tratta di regole mal digerite dalle aziende, che oggi lamentano la presenza di troppi paletti per le assunzioni flessibili, soprattutto tra i giovani. Da qui, la richiesta delle imprese (condivisa in parte anche dal mondo sindacale) di allentare i nuovi vincoli entrati in vigore lo scorso anno, per ripristinare quella “flessibilità in entrata” che rappresenta un mezzo indispensabile per ridare un impiego a molti disoccupati.

LA LEGGE FORNERO E LA DISOCCUPAZIONE

I PROGETTI DI ENRICO GIOVANNINI SUL LAVORO

Incontrando il ministro Giovannini, nel primo vertice con le parti sociali della scorsa settimana, le sigle degli imprenditori hanno suggerito al governo Letta di muoversi su due binari. Ecco, in sintesi, quali sono le loro richieste che, tuttavia, potrebbero essere accontentate soltanto in parte.

RINNOVI CONTRATTUALI

Pierangelo Albini, capo delle relazioni industriali di Confindustria, ha proposto di ridurre a due soltanto i vincoli previsti per i contratti di lavoro a tempo determinato. Il primo vincolo riguarda la durata di ogni assunzione a termine, che verrebbe fissata (come già oggi) a un periodo massimo di 36 mesi. Il secondo vincolo, secondo progetti di Confindustria, riguarda invece l'arco di tempo che deve trascorrere tra la scadenza di un contratto a tempo determinato e il suo successivo rinnovo. Per le imprese, bisognerebbe ripristinare le regole in vigore sino all'anno scorso, che imponevano un intervallo molto breve: tra un minimo di 10 e un massimo di 20 giorni. Se venissero approvati, questi provvedimenti rappresenterebbero un notevole snellimento delle regole imposte dalla legge Fornero. L'ultima riforma del lavoro, infatti, ha innalzato a 60-90 giorni il tempo di attesa minimo per il rinnovo di un'assunzione temporanea. Inoltre, per i rapporti di lavoro con durata superiore a 12 mesi, è stato mantenuto mantenuto il vincolo del cosiddetto causalone, che consiste nell'obbligo per l'imprenditore di indicare sempre il motivo specifico che lo ha portato ad assumere il dipendente con un contratto a tempo determinato e non in maniera stabile.

CONTRIBUTI PIU' LEGGERI

Un'altra proposta avanzata dalle aziende (e in particolare da quelle del commercio e dell'artigianato, riunite sotto la sigla di Re.Te. Imprese Italia), è di abbassare i contributi per i contratti a termine, che la legge Fornero ha innalzato lo scorso anno (con alcune eccezioni per le assunzioni stagionali). L'ultima riforma del welfare ha infatti aumentato di circa il 3% il carico contributivo sul lavoro temporaneo, con una differenza dell'1,4% rispetto ai contratti stabili. I proventi servono per finanziare l'Aspi (Assicurazione sociale per l'impiego), cioè il nuovo ammortizzatore sociale entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Se il dipendente viene stabilizzato alla scadenza del contratto, però, la quota dell'1,4% viene restituita all'azienda. La proposta delle imprese è di sospendere temporaneamente il pagamento dei contributi aggiuntivi, mantenendo però in qualche modo le agevolazioni per le aziende che decidono di assumere il dipendente precario a tempo indeterminato.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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