Cina pronta ad aiutare l'Europa. Ma chiede in cambio la riforma del Fondo monetario
Economia

Cina pronta ad aiutare l'Europa. Ma chiede in cambio la riforma del Fondo monetario

Hu Jintao partecipa al G20 con un obiettivo ben preciso: sfruttare la crisi per trasformare la Repubblica popolare in "vera" grande potenza

Dopo una serie di scandali che in pochi mesi sembravano avergli fatto perdere gran parte della sua credibilità, il Partito comunista cinese pare aver ritrovato forza e compattezza. Dimostrando, all'interno e all'esterno dei confini nazionali, che Pechino non ha nessuna intenzione di rinunciare alle sue ambizioni da grande potenza.

Ecco quindi che dopo aver dimostrato di non volere rispondere alle insinuazioni relative al presunto assasinio dell'attivista Li Wangyang e dopo aver punito in maniera esemplare i funzionari che l'hanno messa in imbarazzo con l'ultimo scandalo legato ad aborti forzati, la Cina ricomincia a fare la voce grossa e immagina di contribuire con aiuti particolarmente sostanziosi alle iniziative studiate per aiutare l'Occidente a superare la crisi...a patto che vengano rispettate le sue condizioni. Quindi soldi in cambio di rappresentanza (e potere). Per Pechino e per gli altri emergenti.

Non è la prima volta che la Repubblica popolare, dopo aver riconosciuto che "tutti i paesi sono sulla stessa barca e devono aiutarsi a vicenda facendo in modo che l'Europa ritorni in salute ", si impegna a sostenere in maniera concreta l'Occidente..."solo dopo aver valutao con attenzione la situazione e deciso a quali paesi destinare nuovi investimenti". Per poi andare avanti puntando sulle nazioni che crede possano offrirle maggiori vantaggi. Come succede oggi per l'Italia .

Alla vigilia del G20 messicano, però, qualcosa è cambiato. All'indomani del voto greco i grandi del pianeta si ritrovano a Los Cabos per cercare di risolvere i problemi dell'euro . Tentando, per l'ennesima volta, di coinvolgere in maniera più attiva gli emergenti. Che, a loro volta, complice un sospetto rallentamento delle rispettive economie, non sono più disposti a farlo "senza ottenere nulla in cambio".

Mentre il Presidente cinese Hu Jintao sfrutta le pagine di un quotidiano messicano per ribadire la necessità di favorire la crescita dei paesi in via di sviluppo per aumentare la domanda (e la crescita) globale, pur ricordando che della crisi dell'Occidente i veri responsabili sono gli europei, da Pechino, il vice-Ministro degli esteri spiega che le economie emergenti, guidate dalla Cina, potrebbero anche impegnarsi a fare di più, ma solo se il Fondo monetario internazionale dimostrerà di voler finalmente modificare le regole sul sistema di rappresentanza al suo interno.Che continua ad essere basato sull'attribuzione fissa di quote-voto che non riflettono i cambiamenti nello status economico dei Paesi.

Insomma, a sentire i cinesi, se è vero che tutte le nazioni del mondo devono rimboccarsi le maniche per risolvere una crisi che diventa ogni giorno più pericolosa e preoccupante "insieme", allora è giusto che organizzazioni internazionali che fino ad oggi hanno istituzionalizzato lo strapotere dell'Occidente vengano riformate per far capire a tutti che il mondo è cambiato. E che gli emergenti non possono più essere esclusi.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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