Tasse sulla casa, per la Iuc ora è caos bollettini
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Economia

Tasse sulla casa, per la Iuc ora è caos bollettini

Il governo non obbliga i Comuni a inviare moduli precompilati, e i contribuenti dovranno calcolarsi da soli gli importi di Imu, Tari e Tasi

Una mezza marcia indietro con conseguenze decisamente scoraggianti per i contribuenti. Come altro definire il decreto del ministero dell’Economia che, di concerto con l’Agenzia delle entrate, ha deciso di non rendere obbligatorio per i Comuni l’invio dei bollettini precompilati per il pagamento della Iuc, la nuova imposta locale che dal 2014 raggrupperà tutte le tasse sulla casa. Una vera e propria sconfessione di quanto previsto dalla legge di stabilità che, al comma 689, imponeva invece espressamente “l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori”. Ma si sa che una cosa sono le leggi e un’altra sono i decreti attuativi che rendono queste ultime effettive.

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E così, nel caso specifico, l’obbligo di invio è diventato un’opzione che i Comuni potranno utilizzare o meno. In queste condizioni c’è allora da immaginare fin d’ora che saranno migliaia i sindaci che abdicheranno a questo impegno, tirando fuori d’impaccio i propri uffici tecnici che avrebbero dovuto mettersi a fare un bel po’di calcoli. Calcoli, che è giusto evidenziare per onor di cronaca, facili non sarebbero stati affatto. Ricordiamo infatti che sotto il cappello della Iuc sono raggruppate ben tre diverse imposte. C’è innanzitutto la vecchia Imu, che abolita per le abitazioni principali, sarà ancora in vigore per case di lusso, seconde case e immobili commerciali. In questo caso i valori dei versamenti dovrebbero essere facili da quantificare,visto che potranno fare riferimento a quanto sborsato l’anno scorso.

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Ben più complicata invece la situazione per quanto riguarda le altre due componenti della Iuc, ossia la Tari e la Tasi. La prima è la tassa sui rifiuti, che sostituisce la Tares, andata in pensione dopo un solo anno di applicazione. In questo caso i calcoli che il Comune avrebbe dovuto prendere in considerazione, fanno riferimento ai metri quadri delle abitazioni, con tutte le incognite relative ad archivi statistici non sempre completi e aggiornati. Se possibile ancora più macchinoso poi sarebbe stato e sarà, definire l’importo della Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili. Qui infatti le varianti di cui tener conto sono ben più di una. C’è infatti la rendita catastale e ci sono le detrazioni, che dipendono dal numero di figli e dal valore dell’Isee, anche quest’ultimo non sempre disponibile in tempo reale per i tecnici comunali. Per non parlare del fatto che l’imposta in questione dovrà poi essere suddivisa tra proprietario di un’abitazione e suo eventuale affittuario, circostanza che raddoppia il numero di dati di cui tener conto.

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Complicazioni certo, che però ora finiranno come al solito sulle spalle dei singoli contribuenti che, in molti casi, c’è scommettere non potranno non ricorrere, come troppo spesso accade per questioni fiscali in Italia, al supporto di un Caf o di un commercialista. Tra l’altro ad aggravare ulteriormente la situazione, se possibile, c’è l’assoluta indeterminatezza, almeno per il momento, circa le date dei versamenti delle diverse imposte. Solo per l’Imu si sa con certezza che potrà essere pagata in due rate fissate per il16 giugno e per il16 dicembre. Per Tari e Tasi invece è stata lasciata piena libertà di decisione ai sindaci,con il risultato che si potrebbero avere in molti Comuni ben sei diverse scadenze di cui tenere conto. Sempre che qualche amministrazione comunale non aumenti il numero di rate possibili, e allora le scadenze potrebbero addirittura essere di più.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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