Bitcoin tenta il salto dal virtuale al reale
Illustrazione Totto Renna
Economia

Bitcoin tenta il salto dal virtuale al reale

La rete di bancomat in Canada apre una tappa cruciale per la diffusione della moneta elettronica tra un pubblico non esperto

Il primo bancomat che dà Bitcoin in cambio di banconote tradizionali è stato aperto la settimana scorsa in una caffetteria di Vancouver. Presto ne compariranno altri in giro per il Canada, paese dove le valute virtuali come Bitcoin possono circolare senza particolari restrizioni, visto che le autorità finanziarie non le considerano monete a tutti gli effetti. Per comprare Bitcoin basta inserire le banconote nella feritoia, fare una scansione del palmo della mano e ritirare la ricevuta che notifica il bilancio del portafoglio elettronico. La scansione non c’entra nulla con l’identificazione (la filosofia di Bitcoin si fonda sulla riservatezza e sulla protezione dei dati personali) ma serve a impedire che la stessa persona cambi più di 3 mila dollari al giorno, violando così le leggi locali sul riciclaggio.

La valuta elettronica, senza banca centrale né regolatori, creata per fare acquisti su internet aggirando il sistema bancario, «entra nel mondo reale» ha detto Mitchell Demeter della società Bitcoiniacs, che produce i bancomat. Le Bitcoin si possono comprare nel loro ambiente naturale, la rete, pagando una commissione fra lo 0,5 per cento e l’1,5 per cento, a seconda dell’agenzia che gestisce la contrattazione; allo sportello automatico la quota sale al 3 per cento, affare svantaggioso che però permette a Bitcoin di estendere il suo raggio d’azione a un pubblico che non ha dimestichezza con il mondo delle criptovalute e degli acquisti online.

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Mattia Ferraresi