Perché le banche italiane tornano a fare paura
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Perché le banche italiane tornano a fare paura

Crollano in borsa schiacciate dalle necessità di una ricapitalizzazione. Ecco le conseguenze se si hanno i titoli in portafoglio

A pochi giorni dai richiami del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, per ottenere dalle grandi Popolari italiane un cambiamento della governance, le ultime vicende del Banco Popolare e della Banca Popolare di Milano riaccendono le tensioni su tutto il sistema creditizio italiano che ancora fatica a rialzarsi dalla crisi.

L'istituto veronese ha annunciato un aumento di capitale già coperto da 1,5 miliardi di euro che gli servirà a rafforzare il patrimonio alla luce del nuovo stress test a cui saranno sottoposto le grandi banche europee dalla Bce.

Non solo. Banco Popolare ha lanciato un profit warning sui conti del quarto trimestre 2013 con un rosso di 600 milioni di euro a causa dell'incremento del costo del credito ed altri impatti straordinari.

Un fulmine a ciel sereno che, assieme alla decisione di Andrea Bonomi di azzerare la quota di partecipazione in Bpm tramite Investindustrial, dopo la nomina dei nuovi vertici (con l'ex Intesa Sanpaolo Giuseppe Castagna nel ruolo di consigliere delegato), ha contribuito lunedì a trascinare in basso tutto il listino milanese, risalito poi martedì tranne, appunto, i titoli bancari con Banco Popolare, Mps e Bpm che hanno continuato a registrare i peggiori ribassi.

Ma al di là dell'andamento dei titoli a Piazza Affari - a seguito delle perdite consistenti la Consob è intervenuta lunedì vietando le vendite allo scoperto sul titolo dell'istituto veronese - la mossa del Banco Popolare, che ha avuto ampio risalto sulla stampa finanziaria estera (dal Wall Street Journal a Les Echos), torna ad accendere i riflettori sui conti degli istituti di credito italiani.

E, a parere unanime degli osservatori, sembra destinata ad avviare una nuova stagione di pesanti ricapitalizzazioni necessarie per superare gli stress test della Banca centrale europea.

A partire da Banca Mps che si appresta a varare nei prossimi mesi una maxi capitalizzazione da 3 miliardi di euro, a quello da 700 milioni di euro di Carige e di 500 milioni della Popolare di Milano.

E la lista potrebbe allungarsi, con l'ingresso della Popolare dell’Emilia Romagna e del Credito Valtellinese, che secondo gli analisti di Equita avrebbero bisogno rispettivamente di 300 e 500 milioni di euro per portare il loro indice di solidità patrimoniale (core tier 1) al 10% richiesto dalle nuove norme europee.

Senza contare che l'elenco include anche Veneto Banca, ma anche istituti più piccoli in gravi difficoltà che hanno un attivo inferiore a 30 miliardi e resteranno sotto la lente di Bankitalia (gli altri, di più grandi dimensioni, passeranno sotto la vigilanza unica europea), come il caso di Banca Marche, tanto che si stima una cifra da 6 a 10 miliardi di euro per ripulire il sistema.

Quali sono invece le conseguenze per i risparmiatori che hanno in mano i titoli di queste banche?

Considerando lo scenario peggiore, quello del fallimento di un istituto (ipotesi assai lontana nei casi delle più grandi banche italiane), ricordiamo che i correntisti non corrono alcun rischio: fino a 100.000 euro si viene rimborsati da un fondo di garanzia statale.

Diverso è il discorso per gli azionisti: quelli di Banco Popolare, ad esempio, hanno subito una svalutazione del proprio titolo di oltre il 15% tra venerdì e lunedì, mentre in tre anni il calo è stato del 50%. Nel caso di Mps, nel triennio il tonfo è dell'80%.

Per quanto riguarda, infine, i risparmiatori che hanno comprato le obbligazioni della propria banca, bisogna fare una distinzione tra quelle senior, che hanno una priorità di rimborso in caso di default, e quelle subordinate, più rischiose.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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