Apprendistato: com'era e come sarà, con il decreto di Poletti
Franco Silvi/Ansa
Economia

Apprendistato: com'era e come sarà, con il decreto di Poletti

Cosa cambia per chi vuole assumere un giovane con meno di 30 anni, dopo la riforma del governo che liberalizza i contratti

Meno vincoli per le imprese che assumono degli apprendisti. Sono queste, in sintesi, le novità contenute nell'ultimo decreto-legge sul lavoro, voluto dal ministro del welfare Giuliano Poletti e da poco pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ecco, nel dettaglio, cosa cambierà nei prossimi mesi, se il provvedimento di legge passerà senza modifiche in Parlamento entro sessanta giorni.

IL DECRETO-POLETTI

CONTRATTI PIU' SEMPLICI

Innanzitutto, occorre ricordare che l'apprendistato è un contratto di lavoro destinato ai giovani con meno di 29 anni e basato su un percorso di inserimento professionale nell'azienda, della durata di tre anni. In questo arco di tempo, è previsto un programma di formazione continua per il lavoratore. Inoltre, l'impresa che utilizza l'apprendistato paga sulla retribuzione del giovane dipendente una quota di contributi molto ridotta, cioè pari a circa la metà di quella ordinaria, che può annullarsi quasi completamente se la società ha meno di 9 dipendenti. Con il decreto Poletti, non cambia nulla per le agevolazioni contributive mentre è previsto un notevole snellimento degli adempimenti burocratici a carico dell'azienda. In futuro, infatti, il datore di lavoro non dovrà più redigere per iscritto il piano formativo individuale previsto per il dipendente. La forma scritta resta obbligatoria soltanto per il contratto di assunzione vera e propria.

FORMAZIONE FATTA IN CASA

Anche nel predisporre i programmi di training professionale, le aziende dovranno sottostare a molti meno vincoli di prima. In precedenza, infatti, la formazione erogata ai giovani direttamente dal datore di lavoro, cioè all'interno dell'azienda, doveva essere integrata con dei piani formativi pubblici, curati dalle Regioni, per un massimo di 120 ore all'anno. In futuro, quest'obbligo decadrà del tutto e le imprese potranno collaborare con gli enti regionali soltanto in via facoltativa.

RETRIBUZIONI RIDOTTE PER I GIOVANISSIMI

Altre novità vengono introdotte per una particolare categoria di contratti di apprendistato: quelli per la qualifica e il diploma professionale, che sono destinati ai dipendenti di età compresa tra 15 e 25 anni. Attraverso queste forme di assunzione, le aziende possono reclutare dei giovani che iniziano la carriera professionale e, contemporaneamente, completano il ciclo di studi e assolvono gli obblighi d'istruzione con un percorso di alternanza tra scuola e lavoro. Il Decreto Poletti stabilisce che le ore dedicate alla formazione dell'apprendista-studente saranno pagate dall'azienda con una retribuzione ridotta, pari al 35% di quella ordinaria, a meno che i contratti collettivi nazionali di lavoro non prevedano diversamente.

ASSUNZIONI FACOLTATIVE

Per poter assumere nuovi apprendisti, le aziende non dovranno più rispettare l'obbligo di riconfermare in servizio, al termine del periodo di formazione, almeno il 30% dei giovani reclutati in precedenza, sempre con il contratto di apprendistato. Era un vincolo introdotto dalla Legge Fornero , che le imprese hanno più volte contestato giudicandolo troppo stringente. Ora tutti questi obblighi vengono meno, nella speranza che l'utilizzo dell'apprendistato spicchi finalmente il volo, dopo una lunga fase di stallo. Dal 2008 a oggi, infatti, il ricorso a questo tipo di contratti per i giovani ha subito un calo di quasi il 20%.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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