Poco credito alle imprese: di chi è la colpa?
Economia

Poco credito alle imprese: di chi è la colpa?

Per capire se la mossa della Bce per fare arrivare liquidità all'economia reale avrà succeso bisogna rispondere a questa domanda: sono le imprese che non chiedono soldi o sono le banche che non li danno? Secondo la Banca d'Italia...

Mario Draghi ce la sta mettendo tutta per fare arrivare il credito bancario alle imprese, all’economia reale, in modo che queste possano investire e creare posti di lavoro. Ma le decisioni della Bce  raggiungeranno l’obiettivo? Per rispondere a questa domanda occorre rispondere, prima, ad un altro quesito: sono le banche che non danno soldi alle imprese, o sono le imprese che non li chiedono?

Una risposta può venire dall’ultimo bollettino statistico della Banca d’Italia dove è scritto che nel mese di febbraio 2014 si sono ridotte dell’1,9%. Considerando il trimestre le cose non vanno meglio. Nei tre mesi terminanti a febbraio (quindi durante i mesi di dicembre, gennaio e febbraio) “la flessione dei prestiti al settore privato non finanziario è proseguita” ed è stata pari al 2,3% rispetto al trimestre precedente (settembre, ottobre, novembre) quando il calo è stato del 4,5%. A febbraio il costo dei prestiti è rimasto invariato: il tasso è stato del 3,5%, una media che è il risultato del 4,4% per i prestiti inferiori al milione di euro e di un 2,8% per i prestiti superiori al milione. “Il costo del credito alle imprese”, scrive Bankitalia, “resta al di sopra di quello medio dell’area dell’euro di circa 80 punti base" rispetto, per fare un confronto, a un differenziale a nostro sfavore di 40 punti base per quanto riguarda i prestiti alle famiglie.

Ma ancora non c’è la risposta alla domanda: sono le imprese che non chiedono soldi o sono le banche che non li danno? Sempre secondo il bollettino statistico “nel quarto trimestre del 2013 l’andamento dei prestiti alle imprese aveva continuato a risentire sia della debolezza della domanda di credito sia del permanere di vincoli nell’offerta, comunque ritenuti meno stringenti rispetto al passato. Anche i sondaggi più recenti presso le imprese segnalano un’attenuazione delle tensioni dal lato dell’offerta; per le aziende di minore dimensione le condizioni resterebbero ancora tese”. In altre parole “la percentuale netta di imprese che riporta difficoltà di accesso al credito è diminuita nel primo trimestre del 2014 a 13,2 (da 15,3 nel quarto trimestre del 2013)”.

Come, purtroppo, al solito, le imprese che hanno più difficoltà ad accedere al credito sono quelle di minori dimensioni, cioè quelle con meno di 50 addetti: “La quota di aziende che ha dichiarato di non aver ottenuto il finanziamento richiesto è pari al 17,2 per cento per quelle sotto i 50 addetti, a fronte dell’11,8 per quelle più grandi (oltre i 249 addetti)". E, in ogni caso, le imprese che riescono a ottenere credito bancario segnalano che il costi sono ancora molto alti e che la richiesta di maggiori garanzie reali è uno dei motivi principali che le fanno desistere dal contrarre debiti con le banche.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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