Il vero problema dell'economia italiana
Economia

Il vero problema dell'economia italiana

Il dillemma è tra debito e prodotto interno lordo. La Ue vorrebbe che il rapporto tra le due grandezze fosse pari al 60%. Ma se non creiamo ricchezza è impossibile rispettarlo

Questo grafico non avrebbe bisogno di commenti: rappresenta l’andamento del debito pubblico in rapporto al Prodotto Interno Lordo. Come si vede, questo rapporto è calato, rispetto all'anno precedente, solo nel 2007 negli ultimi 11 anni (il dato riferito al 2013 è una previsione). Ma questi numeri non dicono tutto. O, meglio, vanno interpretati. L’enorme debito pubblico italiano è rappresentato, come detto, in rapporto al Pil, ovvero, in rapporto alla ricchezza prodotta dal Paese. Il motivo della crescita di questo rapporto sta non solo nella crescita monetaria del debito, che oggi è superiore ai 2mila miliardi di euro, ma sta, soprattutto, nel calo del Pil prodotto. In termini di grandezze monetarie, infatti, l’Italia non è l’unico Paese ad avere oltre 2mila miliardi di euro dei debiti (la Francia e la Germania sono vicinissime a queste soglie) ma è quello che ha il rapporto più elevato.

Tra il 2007 e il 2013, senza considerare l’inflazione, il Pil italiano è letteralmente crollato dell’8,65% mentre nello stesso periodo in Germania è cresciuto del 4,25% mentre in Francia è rimasto più o meno stabile con una crescita dello 0,67%. Questo è il motivo principale per il quale il debito italiano è esploso: il Paese non produce più ricchezza o, per lo meno, non ne produce abbastanza per abbassare il rapporto e rientrare nei paramentri di Bruxelles che ci imporrebbero un rapporto del 60%. E questo è il motivo per il quale immaginare di risolvere i problemi dei conti pubblici italiani esclusivamente attraverso la leva fiscale è una pia illusione.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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