Giovani disoccupati: la situazione in Europa
Economia

Giovani disoccupati: la situazione in Europa

I drammatici dati della Bce parlano di un raddoppio in 7 anni. Come i senza lavoro, raddoppiano anche i ragazzi che non cercano più un'occupazione

Tutti i Paesi europei soffrono, nel 2013, di un tasso di disoccupazione giovanile superiore rispetto a prima dell’inizio della crisi economica. Tranne tre: Germania e, in misura minore, Austria e Malta. Il grafico qui sopra indica il tasso di disoccupazione giovanile (ragazzi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni) nei Paesi europei dal quale risulta un dato davvero preoccupante: tra il 2007 e il 2013 la percentuale italiana è raddoppiata: da circa il 20% del 2007 a un soffio dal 40% nel 2013. A condividere con noi la tragedia di un raddoppio del tasso di giovani senza lavoro sono anche Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Irlanda e Belgio. Complessivamente in Europa il tasso di disoccupazione giovanile era pari al 15% nel 2007 mentre oggi è al 27%.

Secondo i dati diffusi dalla Banca Centrale Europea nel suo bollettino statistico di febbraio, a trovare con più difficoltà un lavoro sono i giovani sprovvisti di un titolo di studio secondario superiore il cui tasso di disoccupazione è cresciuto molto di più rispetto a quello relativo ai giovani con un diploma di scuola secondaria o una laurea. I primi a soffrire del calo dell’attività economica sono i giovani che, prima della crisi, avevano un contratto di lavoro a tempo determinato, mentre la quota di coloro che lavoravano con un contratto a tempo indeterminato è rimasta sostanzialmente stabile. Aumenta anche la percentuale dei cosiddetti “sfiduciati”: coloro che hanno smesso di cercare lavoro e che non sono compresi nel novero dei disoccupati veri e propri: nell’area euro la crescita è stata del 3% , ma in Italia è il doppio: 6%. Questo significa anche che una eventuale ripresa economica farà abbassare questa percentuale facendo diventare uno “sfiduciato” un “disoccupato” provocando l’aumento della percentuale dei ragazzi senza occupazione.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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