Pil procapite, la classifica: in 15 anni l'Italia ha perso il 3%
Economia

Pil procapite, la classifica: in 15 anni l'Italia ha perso il 3%

I dati del Fondo Monetario. Perfino Grecia e Portogallo l'hanno aumentato

Il dibattito sui vantaggi che l'euro ha portato alle economie europee in confronto con quelle straniere sta assumendo i contorni di una guerra di religione. In questo contesto il grafico qui sopra è benzina sul fuoco. Mostra quanto hanno guadagnato o perso in termini di Pil procapite (che consiste nella semplice divisione del totale del Pil per il numero degli abitanti) alcuni grandi Paesi europei che hanno adottato l'euro nel 1999 (in verde) e altri Paesi del mondo (in azzurro) che usano la propria valuta nazionale, Gran Bretagna compresa, visto che non ha adottato la moneta unica. L'unico Paese ad aver perso terreno è l'Italia che, dal 1999 al 2014 ha lasciato sul terreno circa il 3% in termini di Pil procapite. Nonostante questo produciamo comunque più ricchezza di Spagna, Grecia e Portogallo che, avendo accumulato un grande vantaggio negli anni precedenti lo manterranno anche nel 2014 (numeri a destra). I dati sono stati calcolati in base ad una crescita del Pil che il Fondo Monetario Internazionale prevede sarà dell'1% per l'eurozona nel 2014. 

La morale è che gli italiani hanno perso il 3% del proprio Pil procapite negli ultimi 15 anni (considerando le previsioni 2014) mentre gli altri Paesi l'hanno aumentata. Significa che abbiamo realizzato una performance di 7 punti inferiore alla media europea. Peggiore anche della Grecia, che è appena entrata nel settimo anno di recessione, per la quale sarà forse necessario un terzo rifinanziamento da parte della troika per cercare di superare il nodo di un debito che ha raggiunto il 175% del Pil. E peggiore anche del Portogallo, che ha già vissuto due salvataggi e che solo a metà di quest'anno potrebbe avere la possibilità di tornare sui mercati a chiedere soldi per finanziare il bilancio pubblico. 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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