Tasse sul lavoro: Italia seconda in Europa
Economia

Tasse sul lavoro: Italia seconda in Europa

La legge di stabilità abbassa (di poco) il cuneo fiscale. Perchè il nostro è da record

La legge di stabilità del governo ha stanziato 1,5 miliardi per il 2014 per la riduzione del cuneo fiscale. Tradotto significa che le tasse e i contributi che gravano sulla busta paga diminuiranno sia sulla parte a carico del lavoratore sia sulla parte a carico delle imprese. Per chi guadagna fino a 55mila euro l’anno lordi ci sarà un beneficio, nel 2014, di 14 euro in più al mese . Per le imprese è stata decisa la defiscalizzazione, fino a 15mila euro l’anno, dell’Irap pagata sui nuovi assunti per tre anni a patto che sia occupazione “aggiuntiva”. Totale stanziato: 2,5 miliardi.

Le critiche si sono concentrate sul fatto che questi stanziamenti non siano sufficienti per ridare, da una parte, più soldi in tasca ai lavoratori e, dall’altra, per abbassare il costo del lavoro per le imprese. È vero?

Il grafico qui sopra (fonte: Eurostat, dati 2011) dice che l’Italia, con il suo 42,5% di tasse, è il secondo Paese d’Europa in quanto a tasse e contributi sul lavoro dopo il Belgio. Un intervento sul cosiddetto “cuneo fiscale” (differenza tra quanto costa all’impresa uno stipendio e quanto arriva in tasca al dipendente) era assolutamente necessario. E dice anche che pure dopo il taglio di questi costi operato dal governo Prodi II (7 miliardi di euro) il nostro posto in classifica non è migliorato. Siamo sempre al top anche dopo il taglio alle tasse sul lavoro operato dal governo Monti nel 2012 di 4 miliardi (i cui effetti non sono considerati nella tabella).

Quello che colpisce è anche un altro dettaglio, e cioè che sono i dipendenti a sopportare, sulla loro busta paga, la parte maggiore di tasse e contributi (linea gialla) mentre più ridotta è la parte pagata dalle imprese (linea arancione) che comprende, ad esempio, l’Irap. Infine è interessante notare come la Danimarca abbia un cuneo fiscale tutto sommato abbastanza alto (quasi il 35%) ma abbia deciso di far pagare pochissime tasse e contributi a imprese e lavoratori e tassare, piuttosto, tutti i redditi (linea blu) della persona (praticamente la nostra Irpef). Forse è questa la strada giusta.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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