I numeri del 2012: Italia
Economia

I numeri del 2012: Italia

Per curare lo spread il nostro Paese ha peggiorato tutti i principali indicatori economici: giù Pil e produttività, mentre volano disoccupazione e pressione fiscale

L’Italia ha immolato il 2012 sull’altare dello spread. Bussola dell’azione di governo, termometro precisissimo per registrare l'umore dei mercati (e della speculazione), il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e degli analoghi tedeschi, parametro di riferimento per l’Eurozona, è l’unico numero col segno verde di quest’anno.

Il 9 novembre 2011 schizzò al record di 574 punti. Dodici mesi dopo è sceso a 365 punti e addirittura in questi giorni si mantiene sotto quota 300, per la gioia del premier Mario Monti. Magra consolazione però.

Tutto il resto, infatti, è peggiorato, anche se la cura da cavallo (leggi tenere basso lo spread) significa per l’Italia una capacità di finanziamento sul mercato a costi molto più bassi. Ma ecco i numeri di un anno di "lacrime e sangue".

Debito pubblico: 100 miliardi in più
A ottobre l’Italia ha sfondato quota 2.000 miliardi: si tratta, in valore assoluto (2.014 miliardi), del livello più alto di sempre. A ottobre 2011 era arrivato a 1.909 miliardi di euro.

Deficit/Pil: primi in Europa
Pur rimanendo sotto la soglia di Maastricht (-3%) e registrando una percentuale migliore dei principali partner europei, l’Italia ha peggiorato il rapporto deficit/Pil che quest’anno si attesterà al -2,9% (-3% secondo l’Ocse) dal -2,5% del 2011.

Italia in recessione profonda
Il peggioramento dei dati macro italiani è dovuto in gran parte al Pil, il denominatore dei principali indicatori, che quest’anno chiuderà con un calo del 2,8%. Lo scorso anno aveva chiuso a +0,4%. Secondo Confindustria la recessione durerà fino al 2014.

L’inflazione rallenta
A novembre il tasso d'inflazione annuo si è abbassato al 2,5%, tornando al livello di marzo 2011 e ben al di sotto dal 3,4% di un anno prima. Questo dato positivo, tuttavia, nasconde un trend negativo: la frenata, infatti, è dovuta al calo segnato dai carburanti, mentre il rincaro annuo del cosiddetto carrello della spesa è del 3,5%.

Le imprese frenano
Che l’industria italiana non se la passi bene, lo dimostrano soprattutto i dati sulla produzione: nella media dei primi dieci mesi dell'anno è diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Cittadini e imprese strozzati dalle tasse
Oltre la metà delle nostre entrate finisce nelle tasche dello Stato. Nel 2012 la pressione fiscale è schizzata oltre la soglia del 45% (45,2%), secondo Confcommercio, dal 42,5% registrato dall’Istat un anno prima. Calcolando la pressione fiscale reale, comprendendo quindi il sommerso, quest’anno si arriva al 55%.

Le banche chiudono i rubinetti
I dati aggregati della Banca d'Italia evidenziano una contrazione dello stock complessivo di prestiti a famiglie e imprese, passati rispettivamente da 618 a 610 miliardi e da 894 a 875 miliardi. A ottobre, inoltre, Via Nazionale segnalava il terzo calo consecutivo degli impeghi all'intero settore privato (-1% rispetto a settembre) e addirittura il sesto calo consecutivo dei prestiti alle imprese.

Diminuisce il potere d’acquisto
Nel mese di ottobre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie ha registrato un incremento annuale dell'1,5%. Ma a ottobre 2011 l’aumento in un anno è stato dell’1,7%. La crescita, inoltre, è inferiore al tasso di inflazione certificando così la diminuzione del potere reale di acquisto degli italiani.

Allarme disoccupazione
Ad ottobre l'esercito dei disoccupati ha raggiunto la soglia di quasi 3 milioni (2,87 milioni), secondo l'Istat, il dato più alto dal 2004. A preoccupare è l'alto tasso di senza lavoro tra i giovani (36,5%) e il boom dei precari che sono quasi 3 milioni.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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