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Economia

Mars, dalle caramelle alle cliniche veterinarie

L'azienda investe 7,7 miliardi di dollari su Vca, azienda di pet care, che si avvia a superare il giro d’affari delle altre divisioni

La maggior parte delle persone continua ad associare Mars alle caramelle, ma le cose stanno per cambiare. Lo racconta il Washington Post, che accende i riflettori su una nuova acquisizione di Mars, quinta più grande multinazionale privata degli Stati Uniti, con un giro d’affari da 35 miliardi di dollari. L’operazione da 7,7 miliardi di dollari ha per oggetto Vca Inc., società di Los Angeles specializzata nella cura degli animali domestici che conta 750 cliniche veterinarie negli Stati Uniti e un business per la rivendita di attrezzature medicali e diagnostiche che permetterà a Mars di raddoppiare le  proprie attività nell’ambito del pet care.

Non solo: con la nuova acquisizione, che sarà perfezionata nel terzo trimestre dell’anno, la divisione pet ha i numeri per diventare il segmento più grande del business, con un giro d’affari superiore a quello di caramelle e gomme da masticare. Alla multinazionale, infatti, fa già capo Banfield con un migliaio di cliniche veterinarie, molte delle quali ospitate dai negozi di forniture per animali Petsmart. Mars Petcare, che da lavoro a 40mila dipendenti, opera in cinquanta paesi e gestisce i marchi Whiskas, Pedigree e Royal Canin, sta crescendo anche nel settore dei test del dna per animali.

Mars, dunque, ha deciso di capitalizzare il crescente attaccamento degli americani per i propri animali. Lo scorso anno, secondo i dati dell’American Pet Products Association, gli americani hanno speso 62,75 miliardi di dollari per l’alimentazione e la cura dei loro amici a quattro zampe, un incremento sostanziale rispetto ai 51 miliardi di cinque anni fa.

Le sfide contingenti

Ma Mars non è l’unica azienda del food che sente la necessità di dare una svolta al proprio business. Nestlé, per esempio, ha recentemente accelerato sul settore dell’alimentazione medicale. Anche se il nuovo segmento rappresenta per ora solo il 5% del business, è significativo che Ulf Mark Schneider, il nuovo ceo arrivato a inizio gennaio, provenga proprio dall’industria farmaceutica.

Secondo uno studio di Boston Consulting Group e Iri citato dall’Economist, dal 2011 al 2015, le aziende specializzate in consumer-packaged goods, operanti soprattutto nell’ambito food and drink, hanno perso il 3% in quote di mercato, in seguito a un riorientamento delle scelte dei consumatori. Questi ultimi, infatti, preferiscono alternative più sane, spesso fornite da piccoli produttori che usano la rete per vendere i loro prodotti. Nel conto, però, c’è anche la concorrenza di player come 3G, private equity brasiliana il cui business è l'acquisto a prezzi di saldo di grandi aziende del food e drink, vittime di una crescita rallentata. È successo a Heinz e Kraft, per esempio. Mentre altre aziende stanno valutando se non sia il caso di tagliare le parti meno redditizie del business per non finire parte di uno spezzatino, la differenziazione può essere un’alternativa.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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