Mario Draghi tra coriandoli e conferme del quantitative easing
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Economia

Mario Draghi tra coriandoli e conferme del quantitative easing

Non cambia la politica monetaria in una riunione della Bce ravvivata solo dalll'assalto di una manifestante di Blockupy. I dubbi delle banche d'affari

Dove non è riuscita la politica monetaria, sono riusciti i coriandoli. La riunione odierna della Banca centrale europea (Bce) era stata bollata dagli operatori, alla vigilia, come una delle più piatte degli ultimi anni, causa il mantenimento delle attuali misure non convenzionali (Quantitative easing, o Qe), ma a ravvivarla ci ha pensato una manifestante del movimento Blockupy. Protestante che dopo essere balzata sul tavolo dove era seduto Mario Draghi, gli ha lanciato addosso coriandoli al grido “Stop ECB dictatorship”. 

Le decisioni

Proteste a parte, per le quali sono in corso delle indagini interne per capire quali falle ci siano state nella sicurezza, la Bce non ha modificato di una virgola il proprio percorso. Tassi principali (rifinanziamento, marginal lending facility, depositi) invariati ai minimi storici dello 0,5%, nessuna variazione ai programmi di politica monetaria straordinaria, nessuna novità nelle indicazioni prospettiche fornite agli operatori finanziari. C’è però la conferma che il lancio del Qe ha prodotto una certa vivacità all’interno dell’area euro, che dovrà essere utilizzata dai governi degli Stati membri per portarsi avanti sul fronte delle riforme strutturali. Vietato quindi sedersi sugli allori e pensare che il tempo guadagnato dalla Bce possa essere sprecato. Se è vero che sta tornando la crescita economica, è altrettanto vero che questa è frutto più della domanda esterna che di quella domestica. E per alimentare quest’ultima occorre quel rinnovamento dei fattori produttivi invocato da anni da Francoforte e non ancora applicato. 

L’inflazione salirà sia nel 2016 sia nel 2017

Quali pericoli?

Quello che è certo, secondo la Bce, è che il Qe sta iniziando a dare i suoi frutti. La dinamica del credito nella zona euro ha dato segni di vitalità e l’inflazione, sebbene è data a un livello basso per tutto il proseguo dell’anno corrente, è prevista in rialzo sia nel 2016 sia nel 2017. Pertanto, per garantire il ritorno del livello generale dei prezzi al consumo intorno al target della Bce, il 2% annuo, non sarà modificato di una virgola il programma di acquisto di titoli pubblici e privati. Fino al settembre 2016, quindi, saranno comprati ogni mese 60 miliardi di euro in asset sovrani e corporate, senza interruzioni. E non deve preoccupare l’eventuale scarsità di bond governativi, ha ricordato Draghi. Per ora, i segnali che arrivano dai mercati finanziari sono positivi. Non preoccupa nemmeno il rendimento dei mercati obbligazionari dell’area euro, con circa 2.000 miliardi di euro di titoli con un tasso negativo, secondo le stime di Goldman Sachs.

L'effetto positivo del QE sui prestiti a banche e imprese


Il dilemma dei tassi negativi

Su questo versante Draghi ha ribadito che “francamente non c’è alcuna evidenza” che possa verificarsi una penuria di bond governativi da acquistare. Per ora, la Bce non può comprare titoli con rendimento negativo oltre il -0,20%, ma secondo Goldman Sachs potrebbe arrivare il momento in cui finirà il paniere da cui attingere. Il pericolo nasce anche dal fatto che il Bund con scadenza decennale ha ora un rendimento prossimo allo 0,19%, il minimo dall’introduzione dell’euro. E ieri ci sono stati altri due episodi che pongono questioni sul futuro del mercato obbligazionario nella zona euro. In primis Maria Cannata, direttore generale del Debito pubblico del Tesoro, ha spiegato che “è abbastanza probabile” che il rendimento dei titoli italiani a breve possa arrivare in territorio negativo. Traduzione: un vantaggio per l’Italia, che pagherebbe meno il costo di rifinanziamento del suo debito pubblico, ma anche uno svantaggio per la Bce che potrebbe avere, se non mutano le condizioni degli acquisti tramite il Qe, una voce in meno nella lista della spesa.

Il secondo allarme lo ha lanciato l’agenzia di rating Moody’s, che ha fatto notare che, secondo le proprie previsioni, è possibile che entro la fine dell’anno in corso non ci siano praticamente più bond sovrani da comprare, causa rendimenti negativi. Se così fosse, la Bce dovrebbe abbassare ancora l’asticella (acquisti oltre il tasso di -0.20%, ndr), rischiando di distorcere ulteriormente il mercato obbligazionario per mantenere invariati i suoi obiettivi. In altre parole, questa “nuova normalità” frutto del Qe in versione europea, come l’ha definita Goldman Sachs, potrebbe costare molto caro a Draghi. 

È possibile che entro la fine dell’anno in corso non ci siano praticamente più bond sovrani da comprare

E la Grecia?

Il capitolo più interessante, era prevedibile, doveva essere quello sulla Grecia. E così è stato. Il presidente della Bce ha ricordato che l’Eurotower continuerà a fornire liquidità alle banche elleniche attraverso l’Emergency liquidity assistance (Ela). Ma ha anche rammentato che il futuro della Grecia dipende dal proprio governo. In altre parole, se non ci saranno delle prese di posizione nette da parte dell’esecutivo guidato da Alexis Tsipras in merito alle riforme strutturali nell’ambito del secondo programma di salvataggio, è possibile che verrà meno anche il supporto della Bce. Delle due l’una: o le riforme o l’isolamento. 

L'assalto

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Francoforte, 15 aprile 2015

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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