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Economia

Manovra: chi ha vinto e chi ha perso tra governo ed Europa

Da un punto di vista politico sia il premier Conte che l'Ue possono cantare vittoria. Sui numeri invece la sconfitta è evidente per entrambi

Nella sfida all’ultimo decimale che, sull’approvazione della manovra di bilancio, ha visto di fronte in questi giorni governo italiano ed Europa, difficile sfuggire, ora che l’accordo è stato raggiunto, al gioco del chi ha vinto e chi ha perso.

E in questo senso la considerazione più immediata che viene da fare è che sostanzialmente ognuno dei due contendenti ha qualcosa di cui gioire e qualcos’altro di cui rammaricarsi.

Il tutto a seconda di come si guarda la faccenda: ossia se la prospettiva è quella politica, oppure strettamente finanziaria. Vediamo allora di scindere i due ambiti e capire quali trofei porta a casa il nostro esecutivo e quali invece l’Unione europea.

Due vittorie politiche

Non c’è dubbio che se si considera innanzitutto la partita politica che si è giocata tra Roma e Bruxelles, ora che i giochi si sono chiusi, entrambe le parti possono considerarsi vittoriose.

Il nostro governo infatti incassa un sì dell’Europa che permette di lasciare intatta la manovra su quelli che erano considerati i due pilastri della politica economica di Lega e M5S, ossia quota 100 e reddito di cittadinanza.

Una circostanza tra l’altro rivendicata con orgoglio dallo stesso premier Giuseppe Conte, che in Parlamento ha dichiarato che tempi e modalità di attuazione delle due misure non verranno modificati.

Ma di successo politico possono parlare però anche i due commissari europei investiti dalla vicenda, ossia Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, visto che sono riusciti a far fare marcia indietro al governo italiano, senza arrivare a una vera e propria procedura d’infrazione. È bastato infatti solo minacciarla per fare in modo che si aprisse un dialogo con Roma che ha condotto al compromesso finale.

Due sconfitte sui numeri

Nettamente diverso è invece il discorso se si considerano i numeri. Da un punto di vista strettamente finanziario infatti, l’aver dovuto attuare tagli per più di dieci miliardi di euro su quello che era l’impianto originario della manovra e l’aver ridotto le stime di crescita del Pil dall’1,5% all’1%, non può che essere considerata una sconfitta per il governo Conte.

Tra l’altro, e questo è sicuramente l’aspetto più preoccupante, non è ancora chiaro come e dove saranno trovate queste risorse. Al netto infatti di una possibile rimodulazione del reddito di cittadinanza e della quota 100, i cui dettagli verranno comunque definiti in due leggi deleghe ad hoc collegate alla manovra, poco si sa delle altre poste in gioco.

Si parla di tagli agli investimenti per circa 4 miliardi, ma si tratta solo di indiscrezioni. I dettagli si avranno solo con la materiale approvazione della manovra.

Ma la sconfitta sui numeri, se vogliamo, accomuna anche l’Unione, la quale ha sì ottenuto una marcia indietro da parte dell’Italia, ma non pienamente soddisfacente, come ha dichiarato esplicitamente lo stesso commissario Dombrovskis che ha parlato di un compromesso finale comunque non ideale.

Scenari futuri

La partita ora si sposta nel nostro Parlamento dove in tempi rapidissimi, e con la Camera dei Deputati che tra l’altro non ha finora mai preso visione della manovra stessa, cosa forse mai accaduta in precedenza, si dovrà procedere all’approvazione del bilancio condiviso con l’Ue.Il tutto entro il 31 dicembre per evitare l’umiliazione dell’esercizio provvisorio.

Un passaggio parlamentare che da Bruxelles guarderanno con molta attenzione, visto che Dombrovskis e Moscovici, hanno chiarito che eventuali sbandate rispetto al percorso pattuito, potrebbero comunque rimettere in discussione l’accordo, e far scattare già a gennaio la tanto paventata procedura di infrazione. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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