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LUDOVIC MARIN/AFP/Getty Images
Economia

Macron cede ai gilet gialli e spaventa l’Europa

Il presidente francese ha promesso interventi per circa 10 miliardi di euro che metterebbero però a rischio gli impegni economici con Bruxelles

Il presidente francese Emmanuel Macron cede alle proteste di piazza dei gilet gialli e si prepara a rivedere il proprio piano di spese nazionali, mettendo in campo una serie di provvedimenti economici di sostegno ai cittadini per un valore di 8-10 miliardi di euro.

Secondo Le Monde però, le misure sociali e fiscali a cui starebbe pensando l’inquilino dell’Eliseo, potrebbero compromettere gli impegni sui conti pubblici assunti da Parigi con l'Europa. Il deficit, stimato al 2,8% nel 2019 potrebbe infatti divenire, sempre secondo l’autorevole quotidiano francese, "fuori portata" e anche il tetto del 3% “non sarebbe più garantito".

Insomma, la Francia si appresterebbe a diventare un nuovo caso per Bruxelles, alla stregua di quello rappresentato in queste settimane dall’Italia. Ma cerchiamo di capire quali sono le misure economiche a cui starebbe pensando Macron e perché la Francia dovrebbe preoccupare i partner europei così come attualmente sta avvenendo per il nostro Paese.

Le misure a sostegno dei cittadini

Per cercare di placare l’ira dei citati gilet gialli, all'indomani di un altro weekend di proteste e devastazioni a Parigi e in altre città del Paese, Macron, ferma restando la condanna dei violenti, ha dunque annunciato una serie di misure immediate e concrete per rispondere alle legittime rivendicazioni della stragrande maggioranza dei manifestanti pacifici.

Sono tre le principali misure annunciate che andrebbero dritte al portafogli dei francesi: l'aumento del salario minimo di 100 euro al mese dal 2019, la detassazione, dalla stessa data, degli straordinari, nonché l'annullamento della contribuzione sociale generalizzata (Csg) per i pensionati che guadagnano meno di 2.000 euro al mese.

Misure sociali e fiscali che si andrebbero ad aggiungere all'annullamento dell'ecotassa sul carburante sospesa per almeno un anno la settimana scorsa, e che era stata la motivazione scatenante di una protesta poi dilagata in tutto il Paese. Il tutto, come detto, per un conto complessivo che potrebbe arrivare a 10 miliardi di euro.

I fondamentali di Parigi e Roma

Interessante sarà ora capire quali potranno essere le reazioni che arriveranno da Bruxelles a questa improvvisa virata in negativo dei conti pubblici di Parigi, soprattutto considerando le pesanti critiche giunte all’Italia proprio per aver anch’essa disatteso i propri impegni di bilancio.

Da sempre però la Francia viene ritenuta un’economia decisamente più affidabile di quella italiana, in ragione soprattutto di una capacità di crescita dimostrata dai numeri: nel periodo 2008-2017 infatti, Parigi ha fatto segnare un incremento del Pil del 7%, mentre l’Italia addirittura faceva segnare un -4,5%.

Anche se si considera solo il 2017, nonostante entrambi i Paesi abbiano fatto segnare un dato di crescita inferiore alla media europea del 2,4%, la Francia è arrivata all’1,8% mentre l’Italia si è fermata a quota 1,5%.

Infine non bisogna dimenticare il pesante fardello del debito pubblico, con Parigi che fa segnare un valore pari a circa il 97% del Pil, e l’Italia che invece vola purtroppo sopra il 130%.

Le preoccupazioni di Bruxelles

Eppure c’è da credere che a Bruxelles queste ultime sortite di Macron non saranno accolte con favore. La Francia infatti, e questo a detta di molti operatori finanziari, rischia di diventare il vero anello debole dell’Unione europea.

Nonostante infatti Parigi possa contare su conti pubblici meglio acconciati, per molti investitori in questo momento le politiche di Macron rappresentano una vera incognita e la Francia viene sempre più considerata un mercato a rischio, come, se non anche di più, dell’Italia.

Dunque vedremo se la fermezza dimostrata dalla Commissione europea in queste settimane con Roma, sarà applicata anche con Parigi. Sarebbe l’ennesima dimostrazione che a preoccupare i partner europei non è più solo l’Italia ma anche altre economie forti del Vecchio Continente, a cominciare proprio da quella francese.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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