L’economia mondiale secondo il Fondo monetario internazionale
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Economia

L’economia mondiale secondo il Fondo monetario internazionale

I tecnici dell’Fmi lanciano l’allarme sul debito pubblico globale, e tra i Paesi osservati speciali c'è anche l'Italia

La minaccia alla stabilità finanziaria mondiale e quindi a uno sviluppo economico più diffuso ed equilibrato è costituito dal debito pubblico degli Stati nazionali. È questo l’allarme lanciato in queste ore dal Fondo monetario internazionale che, numeri alla mano, mette in luce una situazione decisamente preoccupante.

La situazione globale

A livello mondiale i debiti contratti dai vari Paesi sono pari all’astronomica cifra di 152mila miliardi di dollari. Un valore, per intenderci, che rappresenta il 225% del complessivo Pil mondiale: questo significa che i debiti valgono qualcosa come più di due volte l’intera economia del Pianeta. Ma se già questo dovrebbe bastare a preoccupare, c’è un altro elemento che getta una luce ancora più cupa su questo scenario. I due terzi di questo mostruoso debito infatti, ovvero circa 100mila miliardi di dollari, sono rappresentati da debito privato, cioè di famiglie e società non finanziarie. Ed è proprio questo debito privato elevato ad essere il rischio maggiore per la citata stabilità finanziaria del mondo, oltre a rappresentare il maggior vento contrario alla ripresa economica mondiale. Il rischio infatti, avvertono dall’Fmi, è quello del crearsi di un circolo vizioso, in cui la debole crescita globale renda difficile far fronte ai propri obblighi di pagamento, e che quella che, in maniera molto efficace, viene definita 'sbornia' da debito, rallenti ancora di più l'economia mondiale.

L'Italia migliora, ma è ancora poco

In questo scenario c’è spazio anche per qualche dato numerico che riguarda in maniera specifica il nostro Paese. Quello che mette in evidenza il Fondo monetario è una sorta di trend al ribasso, tanto per il deficit pubblico che per il debito. Purtroppo però i ritmi con cui quest’ultimo andrà a calare sono ancora decisamente troppo lenti. Basti pensare che nel lontano 2021 il debito pubblico italiano rappresenterà ancora ben il 125% del nostro Pil nazionale. Come detto un passo in avanti rispetto all’attuale rapporto quantificato quasi nel 133%, però ancora ben lontani da una soglia di tranquillità. Per quanto concerne invece il deficit, esso dovrebbe calare invece in maniera graduale e costante per arrivare, sempre nel 2021, a quota 0. Una stima questa che potrebbe essere sicuramente di buon auspicio per il rilancio della nostra economia.

Regioni italiane: avanti sempre a doppia velocità

E la nostra economia avrebbe un bisogno disperato di riprendersi, a ritmi più decisi, e soprattutto con una uniformità territoriale che purtroppo, come accade ormai da decenni, resta purtroppo una chimera. A certificarlo ci sono ancora una volta dati puntuali dell’Fmi resi noti oggi dal quotidiano la Repubblica. Secondo queste rilevazioni infatti, in Italia, per la quale complessivamente viene stimata nel 2016 una crescita del Pil pari allo 0,8%, permane un divario sensibile tra Nord e Sud. In particolare le Regioni a più alta crescita sono identificate nell’Emilia Romagna (+1,1%) che per una volta sopravanza la Lombardia che si fermerebbe all’1%. In fondo alla classifica, e come detto purtroppo senza grandi sorprese, troviamo invece Calabria e Sardegna, per le quali invece l’indice di crescita del Pil si fermerà quest’anno solo a quota 0,3%.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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