Voucher, chi potrà usarli e chi no
ANSA/ CLAUDIO PERI
Economia

Voucher, chi potrà usarli e chi no

Imprese agricole e del turismo, purché con meno di 8 addetti. Esclusi ristoranti o stabilimenti balneari. Ecco chi può far ricorso ai buoni lavoro

Piccolo albergo o piccolo ristorante? La differenza tra questi due tipi di esercizi commerciali, che in molte città turistiche si sovrappongono spesso gli uni agli altri, sarà assai importante per stabilire se un datore di lavoro potrà usare o no i famigerati voucher, i buoni che servono per remunerare le prestazioni occasionali e temporanee, per esempio quelle dei giovani che fanno la vendemmia o raccolgono la frutta a fine estate. 

Fra poco, con l’approvazione del Decreto Dignità, i voucher verranno reintrodotti dal governo Lega-5Stelle, dopo essere stati aboliti nella precedente legislatura per evitare un referendum abrogativo promosso dalla Cgil. I voucher, però, torneranno in vigore con diverse limitazioni, poiché potranno essere utilizzati esclusivamente da alcune specifiche categorie di datori di lavoro e solo per remunerare i collaboratori saltuari che rispettano determinati requisiti. Ecco, di seguito, le regole da seguire. 

Nei campi o in albergo 

Innanzitutto, i buoni lavoro potranno essere usati per per pagare le prestazioni di pensionati, studenti con meno di 25 anni di età o disoccupati che percepiscono dei sussidi. Esiste anche un tetto di 10 giorni per la durata massima delle prestazioni. Ma il limite più significativo riguarda soprattutto le tipologie di aziende che possono far ricorso ai voucher. Si tratta delle imprese agricole con meno di 5 dipendenti e le strutture turistiche ricettive con non più di 8 addetti. 

Quest’ultimo vincolo sta dando luogo a non poche polemiche e ha provocato le proteste della Fipe, l’associazione di categoria dei pubblici esercenti che lamenta ingiuste disparità di trattamento. Circoscrivendo l’uso dei buoni lavoro alle sole strutture ricettive turistiche,  vengono infatti esclusi molti esercizi commerciali come i bar, i ristoranti, gli stabilimenti balneari o le discoteche, presenti in abbondanza nelle città italiane affollate di vacanzieri. 

Né baristi, né camerieri

Tutte queste strutture si avvalgono spesso delle prestazioni occasionali di giovani studenti che nella stagione estiva cercano di guadagnare un po’ di soldi facendo per esempio qualche giornata come barista, come pr o  cubista in discoteca. Perché dunque, chiedono  le associazioni di categoria come la Fipe, i voucher potranno essere utilizzati per pagare un ragazzo o una ragazza che fanno la vendemmia o raccolgono le mele e non per chi  si offre per stare qualche giorno o qualche ora dietro il bancone di un bar o a dare una mano nella cucina di un ristorante?

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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