Tfr in busta paga, i vantaggi e gli svantaggi
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Economia

Tfr in busta paga, i vantaggi e gli svantaggi

Costi e benefici dei provvedimenti del governo, che permettono ai lavoratori di incassare subito le quote della liquidazione

Fra pochi giorni, cioè dal 1° marzo in poi, milioni di lavoratori avranno la possibilità incassare sulla busta paga una parte del Tfr (trattamento di fine rapporto), cioè le quote di stipendio (il 6.9% circa) che oggi vengono accantonate per la liquidazione. Tale misura, introdotta dal governo Renzi con l'ultima Legge di Stabilità, comporta per molti italiani un aumento dello stipendio, superiore spesso a 50-80 euro netti.


Tfr in busta paga, di quanto crescerebbero gli stipendi


Tuttavia, il Tfr liquidato sulla busta paga costringerà anche parecchi lavoratori a subire un salasso fiscale. Ecco, di seguito, una panoramica sulle conseguenze di questo provvedimento.


Il peso delle tasse


Gli aumenti di stipendio ottenuti da chi si fa pagare il trattamento di fine rapporto sulla busta paga saranno soggetti alla tassazione ordinaria, cioè  all'irpef. Per chi ha un salario di appena 1.500 euro, per esempio, il peso dell'irpef su ogni euro in più guadagnato è pari al 27%. Per chi ha retribuzione di 2mila euro netti, invece, l'imposta applicata su ogni aumento nella busta paga è addirittura del 38%. Si tratta di una tassazione assai meno vantaggiosa di quella che grava sullla liquidazione (il prelievo spesso non supera il 23-27%) o sulle pensioni integrative (9-15%).



La liquidazione va in fumo (o si riduce)


Chi si fa liquidare subito una parte del Tfr deve inoltre essere consapevole del fatto che, optando per questa scelta, avrà una liquidazione più bassa quando cambierà lavoro, quando andrà in pensione o in caso di licenziamento improvviso. Ogni anno, le quote del trattamento di fine rapporto sono infatti accantonate e rivalutate secondo un tasso pari ai tre quarti dell'inflazione, più una quota fissa dell'1,5%.

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Previdenza integrativa a rischio


Un altro aspetto importante da non trascurare è che una parte dei degli italiani (circa 3-4 milioni in tutto) hanno deciso di destinare il Tfr ai fondi e alle polizze della previdenza integrativa, con l'obiettivo di costruirsi una pensione di scorta in vista della terza età. Anche questi lavoratori potranno farsi liquidare il Tfr sulla busta paga. Se in molti decideranno di non versare più i propri soldi ai fondi pensionistici, i prodotti della previdenza complementare perderanno una montagna di risorse, con una conseguente diminuzione delle prestazioni erogate.Ovviamente, un lavoratore che destina meno risorse ai fondi pensione, avrà una rendita integrativa più bassa durante la terza età. Ecco, di seguito, il link a un articolo che spiega quanto si perde a fine carriera, sulla pensione complementare o sulla liquidazione.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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