Tfr in busta paga, quanto si perde a fine carriera
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Tfr in busta paga, quanto si perde a fine carriera

Come si riducono le pensioni integrative o la buonuscita, se le quote della liquidazione vengono dirottate sullo stipendio

Pochi, maledetti e subito. Si può riassumere così la logica seguita da chi si farà pagare sulla busta paga il Tfr (trattamento di fine rapporto). Per rilanciare i consumi, oggi il governo permette infatti a milioni di lavoratori dipendenti delle aziende private di incassare subito le quote di salario che da anni sono invece accantonate per la liquidazione. Quali sono le conseguenze di questa scelta? Nell'immediato, ci sarà per i lavoratori un aumento di stipendio, anche se non bisogna aspettarsi miracoli. Per un lavoratore che guadagna 24mila euro lordi all'anno, cioè circa 1.600 euro netti al mese, l'incremento netto sulla busta paga sarà infatti nell'ordine di 110 euro circa.


Tfr in busta paga, i vantaggi e gli svantaggi


Non manca però l'altra faccia della medaglia perché, come molti sanno, l'accantonamento del trattamento di fine rapporto oggi serve per costruirsi la liquidazione in vista della vecchiaia, oppure per avere una buonuscita in caso di dimissioni o di licenziamento. Per milioni di lavoratori che hanno aderito alla previdenza complementare, invece, il Tfr serve per crearsi una pensione di scorta privata, da aggiungere a quella pubblica a fine carriera. Dunque, chi si fa anticipare il trattamento di fine rapporto sulla busta paga avrà inevitabilmente una liquidazione più bassa o una pensione integrativa meno generosa. Di quanto? Non è possibile rispondere con precisione a questa domanda, perché tutto dipende da diversi fattori: dall'inflazione (a cui è legata la rivalutazione del Tfr), dall'andamento delle retribuzioni o dai rendimenti del fondo pensionistico scelto dal lavoratore. Si possono però fare delle ipotesi, prendendo (a titolo di esempio) il caso di un dipendente che, per 3 anni, sceglie appunto di farsi anticipare sulla busta paga il trattamento di fine rapporto. Ecco i risultati di queste stime.


I calcoli


Un lavoratore che guadagna 1.600 euro netti al mese (24mila euro lordi), ogni anno mette da parte per la liquidazione una somma di poco superiore a 1.890 euro. Se questa cifra verrà dirottata sullo stipendio, il mancato accantonamento per la buonuscita è pari in tre anni a 5.670 euro. Non è tantissimo ma non va dimenticato che le quote del Tfr vengono rivalutate ogni 12 mesi di un tasso dell'1,5% fisso, più i tre quarti dell'inflazione. Esempio: se l'aumento dei prezzi è del 2%, il valore del trattamento di fine rapporto cresce del 3% in un anno (1,5% fisso, più un altro 1,5%, che corrisponde appunto ai tre quarti dell'inflazione). Oltre a versare meno soldi per la liquidazione, dunque, il dipendente che sceglie di avere il Tfr sulla busta paga rinuncia anche a questa rivalutazione, che può essere molto fruttuosa nel lungo periodo. Se il lavoratore andrà in pensione fra 30 anni, per esempio, gli accantonamenti del caso sopra esaminato si saranno rivalutati di quasi due volte e mezzo (sempre nell'ipotesi di un inflazione al 2%). Dunque, i 4.950 euro messi da parte in 3 anni varranno, a fine carriera, ben 13.700 euro lordi e circa 10mila euro netti. E' questa, a grandi linee, la cifra che il lavoratore perderà, in termini di mancata liquidazione, se destina oggi una parte del Tfr alla busta paga, per un periodo di 36 mesi.


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Un po' più difficile è prevedere di quanto si ridurrà la pensione integrativa per chi ha aderito alla previdenza complementare. Molto dipende infatti dal futuro rendimento del prodotto pensionistico scelto, che è legato a sua volta alle performance dei mercati finanziari. Per fare delle simulazioni, è possibile aiutarsi con i motori di calcolo presenti su internet, nei siti web dei fondi pensione, i quali consentono di stimare in anticipo l'importo della futura rendita integrativa (seppur a grandi linee). Si prenda il caso di un lavoratore che guadagna 1.600 euro (lo stesso del paragrafo precedente) e che, per 3 anni, dirotta sullo stipendio l'intero Tfr, senza versarlo nei fondi pensione. I mancati accantonamenti ammontano dunque a un totale a 5.670 euro. Se il fondo pensione rende in media il 3,4% all'anno, la sospensione dei versamenti per tre anni comporterà, a fine carriera, una riduzione del capitale accumulato di oltre 15mila euro in totale, nell'ipotesi che il pensionamento avvenga tra 30 anni. Questa diminuzione, causerà un taglio della rendita integrativa di circa di circa 1.000-1.100 euro lordi all'anno, in media 70-80 euro netti al mese. Quello che si guadagna oggi con il Tfr in busta paga, insomma, lo si perderà in gran parte sulla futura pensione di scorta.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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