Povertà in aumento, come fare per combatterla
ANSA / CIRO FUSCO
Economia

Povertà in aumento, come fare per combatterla

Per l'Istat oltre 4 milioni e mezzo di italiani sono in difficoltà economica. Approvato alla Camera il Reddito di Inclusione Sociale. Basterà?

Più di un milione e mezzo di famiglie per un totale di oltre 4,5 milioni di persone. Sono gli italiani poveri, secondo le cifre divulgate ieri dall'Istat, che si riferiscono al 2015 e purtroppo non sono confortanti. La quota di italiani poveri in rapporto alla popolazione, infatti, lo scorso anno è tornata a crescere, toccando il 7,6% dal 6,8% del 2014, mentre nel 2013 era al 7,3%.


Il reddito minimo di Renzi

Se nel 2015 l'Italia è uscita dalla recessione dopo quasi un decennio di pil col segno meno, la percentuale di nostri connazionali disagiati non accenna a diminuire. Anzi, continua a incrementarsi. I dati diffusi dall'Istat sono giunti proprio nel giorno in cui alla Camera è stato approvato il Reddito di Inclusione Sociale, la prima misura organica di contrasto alla povertà (come l'ha definita il premier Renzi). Si tratta di un sussidio che verrà erogato alle fasce di popolazione meno abbiente anche se è ancora presto per fare previsioni esatte su chi ne beneficerà. Ed è ancora presto anche per definirlo una misura universale visto che i soldi stanziati per questo nuovo ammortizzatore sociale non sono proprio tantissimi, appena 1,6 miliardi di euro, e certo non bastano a togliere dalle difficoltà sociale 4,5 milioni di italiani poveri.


Reddito minimo dall'Inps: come funziona


Inoltre, ci vorrà ancora un po' di tempo prima di vedere entrare in vigore il Reddito di Inclusione Sociale. Innanzitutto, non va dimenticato che questa misura ha ottenuto per adesso soltanto il via libera della Camera e dovrà passare anche al Senato. Poi, occorre ricordare che la legge varata è in realtà una legge-delega, che conferisce al governo il potere di istituire il Reddito di Inclusione Sociale con successivi decreti. La trafila non sarà breve, insomma. Fatte queste premesse, si possono fare delle ipotesi concrete su come sarà questo nuovo sostegno ai cittadini meno abbienti, che inizialmente andrà ad alcune fasce della popolazione particolarmente vulnerabili, per esempio alle famiglie numerose o agli over 55enni disoccupati.


Il modello del Sia (sostegno all'inclusione attiva)

Il modello a cui ispirarsi sarà quello del Sia (sostegno all'inclusione attiva), un sussidio che è già stato introdotto, in via sperimentale e con uno stanziamento di appena 120 milioni di euro, nelle città italiane con più di 250mila abitanti. Si tratta di sussidio viene erogato dall'Inps ed è destinato a tutti i cittadini che si trovano al di sotto del livello di povertà. Per determinare i requisiti di reddito degli aventi diritto, il punto di partenza è la soglia di povertà assoluta individuata ogni anno dall'Istat, che dipende da diversi fattori come il numero di componenti il nucleo familiare o la zona di residenza geografica (con differenze tra Nord e Sud). Per una famiglia di coniugi con due figli, per esempio, la soglia di povertà dell'Istat è attorno ai 980 euro di reddito mensile nei piccoli comuni del Meridione e supera i 1.400 euro nelle grandi aree metropolitane del Settentrione.

Reddito minimo garantito: cos'è e come funzionerà

Grazie al Sia, chi ha un reddito molto basso (calcolato secondo i parametri dell'Isee) , riceve una integrazione in denaro dallo stato, capace di riportare il beneficiario al di sopra della soglia di povertà assoluta. Maggiore è la distanza del cittadino dalla soglia di povertà, dunque, più alto è il sussidio. La durata del Sia è a tempo indeterminato, anche se è previsto l'obbligo per il beneficiario di partecipare a dei programmi di inclusione sociale, finalizzati a reinserirlo nel mondo del lavoro o a migliorare la sua condizione economica (come del resto avviene anche negli altri paesi europei). Per quel che riguarda il meccanismo di funzionamento, in effetti, questo sussidio sembra ben architettato. Tale qualità non cambia tuttavia la sostanza delle cose: se i soldi stanziati sono pochi, cioè appena 1,6 miliardi di euro, è difficile che questo ammortizzatore sociale sia efficace. Negli anni scorsi, per esempio, una commissione presieduta da Maria Cecilia Guerra, ex-sottosegretario al Welfare nel governo Letta aveva stimato nell'ordine di 7-8 miliardi di euro il costo necessario per creare un sussidio destinato a tutti gli italiani poveri. Si tratta dunque di una cifra almeno 4-5 volte superiore a quanto ha stanziato l'esecutivo.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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