Pensioni d'oro, di quanto verranno tagliate e a chi
Paolo Salmoirago/Ansa
Economia

Pensioni d'oro, di quanto verranno tagliate e a chi

Un emendamento alla Legge di Stabilità corregge la Riforma Fornero e abbassa migliaia di vitalizi elevati. Ecco perché

Un tetto alle pensioni d'oro. E' quanto stabilisce un emendamento alla Legge di Stabilità, che in questi giorni è sotto esame alla Commissione Bilancio della Camera. La norma è stata inserita nella manovra economica dopo le denunce dell'associazione dei consumatori Codacons, che ha evidenziato una “falla” esistente nella riforma delle pensioni approvata quasi tre anni fa dal governo Monti. Una riforma che ha chiesto duri sacrifici a milioni lavoratori ma che, paradossalmente, ha finito per avvantaggiare una ristretta platea di alti dirigenti dello stato, garantendo loro dei vitalizi più alti. Ecco, di seguito, una panoramica su come si è giunti a questa situazione e sui rimedi adottati dal governo.


La Riforma Fornero

La riforma previdenziale approvata a fine 2011 dal governo Monti e ideata dall'ex-ministro del welfare, Elsa Fornero, ha introdotto per tutti i lavoratori il sistema contributivo per il calcolo delle pensioni (che era già parzialmente in vigore, ma solo per chi aveva meno di 18 anni di contributi alle spalle nel 1995). Con la riforma Fornero, l'ammontare degli assegni pensionistici erogati dall'Inps dipenderà per tutti dalla quantità di contributi versati e non più dalla media degli ultimi stipendi, come avveniva in precedenza (sistema retributivo).

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Il sistema misto

Il nuovo sistema contributivo è stato però applicato per gradi, con un meccanismo che gli addetti ai lavori chiamano pro-rata. In pratica, i lavoratori più anziani (che avevano in precedenza il sistema retributivo) vedranno la loro pensione spezzata in due: una parte dell'assegno verrà ancora calcolata in base alla media degli ultimi stipendi mentre una restante quota, corrispondente agli anni di carriera successivi al 2012, viene determinata con il nuovo metodo contributivo.


Chi è avvantaggiato dalle nuove regole

Il sistema contributivo è in linea di massima meno vantaggioso rispetto al vecchio metodo retributivo. C'è però una ristretta cerchia di lavoratori che risultano avvantaggiati dalle nuove regole. Sono quelli che vanno in pensione molto tardi con stipendi alti e che, di conseguenza, versano una quantità elevata di contributi. Il nuovo metodo contributivo di calcolo delle pensioni, infatti, si basa su un principio molto semplice: maggiore è la quantità di accantonamenti previdenziali, più alta sarà la pensione.



Gli assegni d'oro

A trarre vantaggio del nuovo sistema contributivo, introdotto dalla Legge Fornero con il meccanismo pro-rata, sono soprattutto gli alti dirigenti pubblici, come i consiglieri di Stato e della Corte dei Conti ma anche i docenti universitari. Si tratta infatti di categorie professionali che possono andare in pensione molto tardi (a 70-75 anni), con stipendi elevati a fine carriera. Per questi lavoratori, la legge Fornero prevede dunque un sistema di calcolo misto: per la prima parte della carriera, gli assegni dell'Inps sono appunto calcolati in base alla media delle ultime retribuzioni mentre per gli anni di servizio successivi al 2012 vale il metodo contributivo, che premia proprio chi ha delle retribuzioni alte. A causa di questo mix di fattori, si crea così una platea di pensionati d'oro, che ricevono un vitalizio più elevato di quello che sarebbe risultato con la sola applicazione del vecchio metodo retributivo.


Più di 2 miliardi in dieci anni

Secondo i calcoli del Codacons, la legge Fornero ha garantito a una pensione d'oro a circa 160mila pensionati, con un costo complessivo per le casse dello stato di 2,4 miliardi di euro in dieci anni. Già nel 2011, al momento dell'approvazione della riforma, era previsto un emendamento che tagliava i vitalizi più alti, stabilendo che le pensioni non potessero superare in ogni caso l'80% dell'ultimo stipendio. Queste norme, però, non sono mai entrate in vigore.



I tagli del governo Renzi

Ora, a distanza di oltre due anni, la maggioranza che sostiene il governo Renzi sembra intenzionata a tappare la falla creatasi a suo tempo nella Riforma Fornero. Un emendamento alla Legge di Stabilità, fissa un tetto massimo alle pensioni d'oro, che non potranno comunque superare l'importo che sarebbe risultato con le vecchie regole esistenti fino al 2012, cioè applicando il precedente metodo di calcolo retributivo. I tagli entreranno in vigore a partire dal 2015, anche sugli assegni già liquidati negli anni scorsi.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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