Pensioni, cosa vogliono i sindacati dal governo
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Economia

Pensioni, cosa vogliono i sindacati dal governo

A riposo a 63 anni, ma anche Bonus Irpef per gli assegni previdenziali bassi e stessa tassazione degli stipendi. Le richieste a Renzi di Cgil, Cisl e Uil

Il summit ufficiale ci sarà martedì prossimo, 24 maggio. E' in questa data che si svolgerà un incontro tra governo e sindacati sul tema di politica economica più infuocato degli ultimi 5 anni: le pensioni e la possibilità di cambiare la Legge Fornero, cioè la riforma previdenziale approvata nel dicembre 2011 dal governo Monti, che ha innalzato a 66 anni suonati l'età di ritiro dal lavoro. Se la riforma Fornero non verrà ammorbidita accogliendo le richieste sindacali, Cgil e Uil proclameranno uno sciopero generale, mentre la segretaria della Cisl, Anna Maria Furlan, considera ancora prematuro parlare di un'agitazione.

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A ben guardare, tra le richieste avanzate dalle tre maggiori sigle dei lavoratori, non c'è soltanto la modifica della legge Fornero. I sindacati hanno infatti preparato una vera e propria piattaforma di richieste al governo Renzi, tutte in materia di previdenza. Tra queste, c'è ovviamente anche un abbassamento dell'età pensionabile di almeno 3 anni, in deroga alle regole della Fornero. Tuttavia, a Cgil, Cisl e Uil non piace molto la soluzione ideata dal governo che, secondo quanto dichiarato finora anche dal premier, abbasserà l'età del pensionamento ma introdurrà comunque delle penalizzazioni per chi si ritira prima di aver compiuto i 66 anni e 7 mesi. Inoltre, i sindacati pretendono dal governo ulteriori impegni, soprattutto sul fronte fiscale. In primis, vogliono che il Bonus Irpef di 80 euro al mese non resti confinato ai lavoratori dipendenti ma venga esteso anche alle pensioni più basse. Poi, Cgil, Cisl e Uil vogliono una equiprazione tra stipendi e pensioni per quel che riguarda la no tax area, cioè il livello di reddito al di sotto della quale non si pagano imposte. Per i lavoratori dipendenti, la no tax area è infatti attualmente poco sopra gli 8mila euro annui mentre per i pensionati è al di sotto di questa soglia. E così, su un reddito di appena 10mila euro all'anno, un lavoratore subordinato si trova in tasca un importo netto di 785 euro mensili, contro i 700 euro percepiti invece da un pensionato con lo stesso imponibile.


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Altra richiesta dei sindacati è la separazione dell'assistenza dalla previdenza. Ciò significa porre a carico della fiscalità generale (ovvero delle tasse pagate da tutti i contribuenti) le prestazioni come gli assegni di invalidità e inabilità che vengono date a chi si trova in condizioni di disagio, coprendo invece le pensioni vere e proprie con i contributi versati dai lavoratori. Si tratta tuttavia di un'operazione complessa che difficilmente sarà messa in pratica. Anche per le altre rivendicazioni di Cgil, Cisl e Uil, però, non sembrano esserci grandi spazi di manovra. Soltanto per estendere il Bonus Irpef a chi ha una pensione minima, infatti, ci vorrebbero circa 3 miliardi di euro di spesa aggiuntiva.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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