Pensioni: cosa succede dopo la bocciatura della Fornero
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Economia

Pensioni: cosa succede dopo la bocciatura della Fornero

Perché la Corte Costituzionale ha stabilito l'illegittimità del blocco degli assegni Inps voluto dal governo Monti, che costerà 11 miliardi allo Stato

Il 30 aprile scorso la Corte Costituzionale ha sentenziato: il blocco delle pensioni deciso dal governo Monti nel 2012 e nel 2013 è illegittimo. Per questo, lo stato dovrà ricalcolare gli assegni e restituire ai pensionati diverse centinaia o migliaia di euro di mancati aumenti. Ecco, di seguito, una panoramica sul perché si è giunti a questo pronunciamento della Consulta e su quali effetti avrà la sentenza.


Cosa è successo nel 2011

Nel dicembre del 2011, una tempesta finanziaria si abbatte sull'Eurozona con un'impennata degli spread, cioè i differenziali di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli dei paesi periferici come l'Italia. Il governo in carica guidato da Mario Monti è costretto ad attuare un provvedimento straordinario (Il Decreto Salva-Italia), per contenere la spesa pubblica, compresa quella pensionistica.

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Il blocco delle rivalutazioni

Tra le misure attuate dal governo Monti, con la regia del ministro del welfare Elsa Fornero, c'è anche il blocco delle perequazioni automatiche, cioè della consueta rivalutazione annuale delle pensioni, in base all'inflazione dei 12 mesi precedenti. Gli assegni superiori a tre volte il trattamento minimo (cioè circa 1.400 euro lordi), restano bloccati per tutto il 2012 e per il 2013.

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La sentenza della Consulta

Di fronte a una richiesta di giudizio promosso dal tribunale di Palermo su un ricorso presentato nei mesi scorsi da due associazioni di categoria dei dirigenti d'azienda (Manageritalia e Federmanager), la Corte Costituzionale ha stabilito che il blocco delle pensioni deciso dal governo Monti è illegittimo.

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Gli articoli 36 e 38

Secondo i giudici della Consulta, il blocco delle pensioni è stato effettuato in nome di esigenze di finanza pubblica non adeguatamente documentate e risulta pertanto in contrasto con due articoli della Costituzione: il numero 36 e il numero 38. Il primo stabilisce il diritto del lavoratore ad avere una adeguata retribuzione (e le pensioni vengono assimilate a una retribuzione differita). L'articolo 38, invece, sancisce il diritto per il cittadino ad avere adeguati mezzi di sussistenza in caso di vecchiaia (e quindi adeguati trattamenti pensionistici).


Gli effetti sui conti pubblici

Poiché il governo dovrà riconoscere ai pensionati i mancati aumenti del 2012 e 2013 e ricalcolare gli assegni per tenere conto delle mancate rivalutazioni, è in arrivo una vera e propria mazzata per i conti pubblici. Secondo le stime più accreditate, la maggiore spesa a carico dello stato sarà di 11-13 miliardi di euro.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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