Pensioni: contributo di solidarietà o beffa?
Economia

Pensioni: contributo di solidarietà o beffa?

La Consulta prima ha bocciato la trattenuta ai dipendenti pubblici, poi quella ai pensionati. Ora paga solo chi sta sopra i 300 mila euro

La «costituzione più bella del mondo» impedisce di applicare un contributo di solidarietà ai pensionati «ricchi», ma consente di ridurre le pensioni per quelli «poveri» e di aumentare le tasse sul reddito dei dipendenti «ricchi» privati e pubblici. È il risultato dell’applicazione della dottrina della solidarietà ai redditi degli italiani. L’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, nel 2011, chiese di essere solidali ai dipendenti, pubblici e privati, che guadagnavano più di 300 mila euro lordi imponendo loro il versamento del 3 per cento in più di tasse per il 2011, 2012 e 2013. Prelievo confermato. Invece nell’autunno del 2012 la Consulta aveva bocciato lo stesso tipo di prelievo sui soli dipendenti pubblici con redditi oltre 90 mila euro. Passiamo ora al capitolo pensioni.

Nei giorni scorsi la Corte costituzionale ha bocciato il prelievo sulle «pensioni d’oro», sia pubbliche sia private, perché in contrasto con gli articoli 3 e 53 della Costituzione. La tassa (5 per cento su chi incassa più di 90 mila euro, il 10 per cento oltre 150 mila e il 15 per cento oltre i 200 mila) dovrà essere restituita. E verrà restituito anche il prelievo applicato da alcune casse pensionistiche private ai propri iscritti, come per esempio quelle dei commercialisti, dei ragionieri e dei giornalisti.

In definitiva i pensionati ai quali la legge impone di essere solidali sono quelli che ogni mese prendono almeno 1.400 euro lordi, circa 1.200 netti, ai quali non è applicata la rivalutazione automatica al costo della vita. Domanda: perché i pensionati ricchi non devono essere solidali e i pensionati poveri sì? Semplice: ai pensionati ricchi non si può togliere, ma ai pensionati poveri si può non dare. Quindi la legge è salva. 

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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