Pensioni, come saranno nel 2050
ANSA/ FABIO CAMPANA
Economia

Pensioni, come saranno nel 2050

Standard&Poor's analizza il futuro del sistema previdenziale italiano: età media di pensionamento a 68 anni e spesa stabile, grazie alle riforme

Saremo 67 milioni in tutto e andremo in pensione mediamente a 68 anni. E' lo scenario che attende il nostro paese secondo uno studio di Standard&Poor's (S&P). L'agenzia americana ha analizzato nel dettaglio le prospettive del sistema previdenziale italiano, promuovendo le riforme realizzate nel nostro paese durante gli ultimi decenni. In particolare, un punto di forza delle riforme previdenziali è l'aver legato l'età del pensionamento alle aspettative di vita della popolazione, contribuendo così a stabilizzare la spesa. Ma ecco, di seguito, una panoramica di come sarà l'Italia nel 2050 secondo S&P e di come funzionerà il suo sistema previdenziale e assistenziale. (CLICCA SU AVANTI).

Più di 67 milioni

Nelle sue proiezioni sul 2050, lo studio di Standard&Poor's ipotizza uno scenario in cui la popolazione italiana continuerà a crescere. Dai 59.8 milioni di oggi si passerà ai 62,1 milioni nel 2020 per salire a 66,3 milioni nel 2040 e a 67 milioni di abitanti nel 2050.

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Molti anziani

Secondo lo scenario ipotizzato da S&P, continuerà a crescere la quota di popolazione anziana. Nel 2015 gli italiani con più di 65 anni erano il 21,2% del totale. Nel 2030 dovrebbero salire al 25,3% mentre nel 2050 saranno il 29.9%. Quasi un italiano su 3, dunque, sarà over 65.

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Pochi lavoratori

La presenza di molti anziani farà ridurre la percentuale di persone in età da lavoro. Oggi la quota di popolazione attiva (che è già tra le più basse d'Europa) è pari in Italia al 64,8%. Nel 2030 dovrebbe scendere al 61,4% mentre nel 2050 è prevista al 56,5%.

A riposo sempre più tardi

Lo studio di S&P analizza anche le dinamiche dell'età pensionabile in Italia. Per effetto delle riforme degli ultimi anni, l'età media di ritiro dal lavoro passerà dai 60-61 anni del periodo 2006-2010 ai 64 anni del 2020, per poi raggiungere i 67 anni nel 2040 e i 68 anni nel 2050.

Riforme promosse

Grazie alle riforme degli ultimi anni, la spesa pensionistica in Italia rimarrà sostanzialmente stabile in rapporto alla ricchezza nazionale, nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione. Oggi, lo stato spende per le pensioni circa il 15,6% del pil, una quota che rimarrà quasi ferma fino al 2035 per poi scendere al 14,8% nel 2050. Nel complesso, la spesa sociale per gli anziani (tra pensioni, sanità e assistenza di vario genere) passerà dal 24,4% di oggi al 24,7% del 2050.

Il peso del debito pubblico

Nonostante i giudizi positivi sulle riforme previdenziali, gli analisti di S&P mettono in evidenza come il debito pubblico continuerà a essere un problema per l'Italia nei decenni a venire. Oggi l'indebitamento del nostro paese (al netto di alcune attività come le riserve nazionali di valuta e di oro) è attorno al 124% del pil. In assenza di riforme della spesa potrebbe salire al 138% del pil nel 2050. Se però l'Italia raggiungesse il pareggio di bilancio dal 2019 in poi, tra 35 anni si ritroverebbe con un debito pubblico netto molto più basso, attorno al 39,6% del pil.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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