Pensioni, a riposo a 63 anni
Fabio Campana/Ansa
Economia

Pensioni, a riposo a 63 anni

I cambiamenti in vista per i lavoratori, se il governo deciderà di anticipare di tre anni le finestre di uscita previste oggi dalla legge Fornero

A riposo a 63 anni, anziché a 66. E' questa la possibilità che potrebbero avere nel 2016 milioni di lavoratori italiani, se andranno in porto i progetti del governo Renzi per rivedere la legge Fornero, cioè l'ultima riforma previdenziale approvata in Italia, che risale al dicembre del 2011. Il prossimo banco di prova sarà sicuramente la presentazione a settembre della Legge di Stabilità del 2016, cioè la manovra economica per l'anno venturo. E' in questa sede che verranno annunciati ufficialmente i provvedimenti sulle pensioni, basati quasi sicuramente su requisiti più morbidi per ritirarsi dal lavoro, in cambio però di penalizzazioni sull'importo dell'assegno.


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Secondo alcune indiscrezioni raccolte dal Sole24Ore, il governo starebbe appunto pensando di abbassare a 63 anni l'età in cui è possibile mettersi a riposo. Chi farà questa scelta, però, dovrà accettare una decurtazione dell'assegno Inps che parte da un minimo del 3% e cresce progressivamente, per ogni anno di anticipo della pensione rispetto ai requisiti ordinari. In linea di massima, anche se le stime vanno prese con il beneficio di inventario, un anticipo di 3 anni del pensionamento (rispetto alla soglia dei 66 anni) potrebbe comportare una riduzione della rendita pensionistica nell'ordine del 9-10%. Per attenuare l'entità dei tagli, non è escluso che il lavoratore possa far ricorso allo strumento del prestito pensionistico di cui si parla dal 2013, cioè da quando era in carica il governo Letta. Nello specifico, il lavoratore avrebbe la possibilità di farsi anticipare nel tempo una parte delle pensioni che percepirebbe in futuro, come se ottenesse un finanziamento da parte dell'Inps. Il risultato è appunto di consentire a molte persone l'uscita dal lavoro prima del previsto, senza però alterare la spesa complessiva sostenuta dalle casse pubbliche per ogni singolo pensionato, nell'arco del suo intero ciclo di vita.


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Riuscirà questo meccanismo a rendere più flessibile il nostro sistema previdenziale, senza compromettere i risparmi garantiti dalla riforma Fornero? E' proprio attorno a questa domanda che ruota oggi il dibattito politico in materia di previdenza, dove si intravedono nuove scaramucce a distanza tra governo e sindacati. In un'intervista al Corriere della Sera, la segretaria della Cgil Susanna Camusso ha infatti chiesto all'esecutivo di rendere più flessibili i requisiti di accesso al pensionamento, senza però decurtare l'importo degli assegni. E' difficile tuttavia che Camusso venga accontentata, visto quello che ha dichiarato alla Stampa il vice-ministro dell'economia, Enrico Morando. “Nessuna contrarietà di principio ad anticipare l'età pensionabile”, ha detto Morando, “purché questo provvedimento sia a costo zero per le casse dello stato”. Dunque, delle due l'una: o si cambia la legge Fornero aumentando la spesa pubblica o la si cambia tagliando le pensioni per chi si congeda dal lavoro prima del previsto. Altre soluzioni possibili non ce ne sono.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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