McDonald's, la Cgil e le 3mila assunzioni in Italia
Economia

McDonald's, la Cgil e le 3mila assunzioni in Italia

Il colosso dei fast food annuncia nuovi posti di lavoro con una campagna pubblicitaria, che però non piace ai sindacati. Ecco il perché delle polemiche

Una campagna pubblicitaria che annuncia 3mila assunzioni in Italiaentro il 2015, di cui 200 già effettuate. Di per sé rappresenterebbe una buona notizia ma è bastata per scatenare una polemica a distanza tra la sede italiana di McDonald's e la Filcams, la federazione dei lavoratori del commercio e del turismo della Cgil.

McDONALD'S E LE ASSUNZIONI IN ITALIA

Tutto ruota attorno ad alcune inserzioni e ad alcuni spot promozionali diffusi sui media da qualche settimana, in cui il colosso americano dei fast-food dichiara di voler puntare sul mercato italiano, con un piano di investimenti e un allargamento dell'organico. Inoltre, nella campagna di  McDonald's vengono comunicate le buone condizioni di lavoro dei dipendenti, che nel 94% dei casi sono assunti in maniera stabile: il 71% con un contratto a tempo indeterminato e il 23% con l'apprendistato.

LA CAMPAGNA PROMOZIONALE DEL COLOSSO DEI FAST-FOOD

La Filcams-Cgil, però, considera la nuova campagna di McDonald's un po' “troppo patinata”, in linea con lo stile a cui l'azienda ci ha abituato ormai da qualche anno. In realtà, secondo la Filcams-Cgil i messaggi pubblicitari diffusi in questi giorni  “necessitano di alcune precisazioni, per comprendere compiutamente il contesto in cui operano i dipendenti della multinazionale americana”.

In altre parole, secondo la Filcams, le condizioni di lavoro dentro l'azienda non sono così idilliache come appare nello spot, visto che “l'80% dei lavoratori, non certo per scelta, ha un contratto part-time di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno e domenicale o festivo”.  Inoltre, sempre secondo il sindacato, McDonald's è  una delle poche multinazionali della ristorazione, se non l'unica, che si è sempre sottratta a un confronto con le organizzazioni dei lavoratori per la firma di un contratto aziendale che possa integrare quello collettivo nazionale e definire meglio i diritti o i doveri dei dipendenti, i turni, le ferie, i benefit e le condizioni di lavoro.

Non si fa attendere la replica di Roberto Masi, amministratore delegato di McDonald’s Italia, che definisce “strumentali” le posizioni della Cgil. “Innanzitutto”, dice Masi a Panorama.it, spero che i sindacati non vogliano incolparci di una loro scarsa presenza tra i nostri addetti”. Probabilmente, secondo l'ad di McDonald's Italia, questa situazione deriva anche dall'elevato grado di soddisfazione dei dipendenti dell'azienda, che raggiunge livelli dell'80% secondo le misurazioni sul clima aziendale: un dato che ha consentito anche alla multinazionale americana di posizionarsi ai vertici della classifica del GreatPlaceToWork, la società di consulenza che ogni anno assegna un riconoscimento alle imprese in cui si lavora meglio.

Pure sul part-time, Masi rispedisce le critiche al mittente e dice: “si tratta di uno strumento che ci consente di gestire in maniera flessibile il lavoro, cosa che non sempre è facile in Italia”. Anche perché, ricorda Masi, gran parte degli organici dei ristoranti McDonald's annoverano tra le proprie fila giovani studenti o donne con figli, cioè lavoratori che hanno la particolare esigenza di conciliare la vita professionale con gli impegni familiari o con lo studio.

IL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

In altre parole, senza  gli orari a tempo parziale, forse molti degli attuali dipendenti dei fast-food non lavorerebbero neppure,. Infine, Masi ha qualcosa da dire pure sull'assenza di un contratto integrativo aziendale: “la nostra società ha già due livelli di contrattazione con le parti sociali: quello nazionale e quello territoriale, che si adatta alla nostra diffusa presenza in tutto il paese”. Aggiungere un terzo livello, a detta del n.1 di McDonald's in Italia, significherebbe rendere un po' troppo burocratici i rapporti di lavoro, a meno che non si prenda in esame un'ipotesi a cui la Cgil è contraria: l'eliminazione o la modifica di una delle due contrattazioni già esistenti.

In ogni caso, Masi invita gli organi di stampa a verificare di persona le condizioni di lavoro dei dipendenti della sua azienda, anche per smentire quelle che secondo lui sono delle vere e proprie falsità circolate negli ultimi mesi, soprattutto sulla rete di internet: si dice, per esempio, che gli addetti dei ristoranti abbiano soltanto 58 secondi di tempo per andare in bagno ed espletare i bisogni personali.

I vertici di McDonald's, insomma, si mostrano un po' sorpresi del fatto che un grande sindacato come la Cgil se la prenda con un'azienda che, invece di annunciare dei licenziamenti, dichiara di voler dare nuovo lavoro a migliaia di persone, in un paese dove la disoccupazione è in crescita e quella giovanile è al 37%.

Dopo aver avuto dei toni un po' accesi, la polemica si sta però un po' ammorbidendo. “Stupiscono le reazioni sproporzionate alla nostra presa di posizione” ha detto infatti il segretario generale della Filcams, Franco Martini, “ e non abbiamo affatto criticato le assunzioni previste da McDonald’s che, al contrario, a riteniamo un dato indiscutibilmente rilevante”  Piuttosto, secondo  Martini, il sindacato ha lanciato una sfida al colosso dei fast-food: quella di impegnarsi maggiormente per rendere compatibili la flessibilità richiesta dall'industria della ristorazione con il diritto a un lavoro stabile o qualificato”.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

Il segretario della Filcams, però, ha spostato subito il suo bersaglio polemico verso il ministro del welfare, Elsa Fornero, che ieri non ha mancato di dire la sua sulla vicenda. Le dichiarazioni della Fornero sono state tutte a favore di McDonald's che, a detta del ministro, oggi ha il merito di dare un nuovo lavoro a molte persone, anche se non si tratta proprio dell'occupazione ideale. “E' stupefacente”, ha fatto sapere invece la Filcams, “che un ministro della Repubblica, possa ridurre la propria funzione nel dire che il poco è meglio del nulla, come se accontentarsi rappresentasse l’unico orizzonte possibile”

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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