Manager pubblici, come e quando saranno licenziati
Sara Minelli/Imagoeconomica
Economia

Manager pubblici, come e quando saranno licenziati

La riforma della Pa stabilisce la possibilità di mandar via i dirigenti statali, ma solo quelli con una valutazione negativa

Licenziabili più facilmente (ma non troppo). E' la prospettiva che attende i manager dello Stato, con il varo della riforma della pubblica amministrazione (Pa) del governo Renzi. Dopo il via libera del Senato nella primavera scorsa, ora la legge-delega è all'esame della Camera, dove sta subendo però diversi ritocchi. Uno di questo riguarda proprio le regole sui licenziamenti dei manager, che sono stati tuttavia resi un po' meno facili da alcuni emendamenti approvati dalla maggioranza.


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Ma andiamo per ordine. Il testo originario della riforma della Pa, presentato dal ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, prevede la creazione di un ruolo unico dei dirigenti dello Stato, al quale si accederà per concorso. Chi risulta abilitato a occupare posizioni di responsabilità, tuttavia, non rimarrà per tutta la carriera in una sola amministrazione (come avviene spesso oggi) ma potrà spostarsi da un ente all'altro, dopo aver ricevuto un incarico triennale, rinnovabile una sola volta, per un massimo di altri due anni.


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Poi, una commissione di tecnici indipendenti valuterà l'operato del manager, stabilendo se è idoneo a ricoprire altri incarichi, anche in enti diversi. Chi ha lavorato in un ministero, per esempio, potrà occupare un posto in qualche amministrazione regionale, e viceversa, spostandosi dal centro alla periferia e dalla periferia al centro. Se la commissione di valutatori non troverà però un posto adeguato, il manager potrà essere messo in mobilità e tornerà nel ruolo unico nazionale per un po' di tempo (la cui durata massima è ancora da definire nel dettaglio). Trascorso questo periodo, se i tecnici super partes non avranno ancora individuato un incarico per il dirigente, la pubblica amministrazione potrà in teoria licenziarlo. Quest'ultima possibilità, però, è stata attenuata dagli emendamenti alla Camera (sempre che vengano approvati nel voto finale in aula).


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Innanzitutto, il manager in mobilità potrà accettare anche un declassamento a funzionario, cioè a un rango più basso, pur di ritornare a lavorare ed evitare di essere mandato via. Inoltre, il licenziamento sarà possibile solo se il dirigente ha ricevuto un giudizio negativo sul suo operato precedente, da parte di chi ha il compito di valutarlo. Un manager statale in mobilità, insomma, potrà essere lasciato a casa soltanto quando viene ritenuto incapace e non perché non è stato trovato un posto per lui, all'interno della pubblica amministrazione. I licenziamenti saranno più facili, insomma, ma non più di tanto.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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