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KAZUHIRO NOGI/AFP/Getty Images
Economia

Come sarà lavorare in futuro: 5 cose da sapere

Carriere tradizionali rimpiazzate da freelance e robot, con un occhio di riguardo per la salute dei dipendenti e il futuro dei pensionati

Tecnologia, orari flessibili, mobilità e comunicazioni istantanee sono solo alcuni dei cambiamenti che hanno stravolto la nostra quotidianità lavorativa negli ultimi anni. Consapevole dell'esistenza di tante altre piccole e grandi rivoluzioni in fieri, il Guardiansi è chiesto come potrebbe cambiare il nostro modo di lavorare nel Terzo Millennio. Ed è arrivato a cinque conclusioni.

1 - Le carriere lineari non esisteranno più

L'avvento dell'era digitale ha stravolto completamente l'idea di fare carriera rimanendo nella stessa azienda e compiendo al suo interno un percorso lineare, vale a dire arrivando al vertice (o quasi) promozione dopo promozione. Oggi è tutto più "fluido", e in qualche modo più incerto. Un contesto di questo tipo avvantaggia gli outsider e penalizza chi, dall'interno, per carattere o predisposizione non ha la forza o il coraggio di far sentire la propria voce.

In un mondo del lavoro che diventa ogni giorno più imprevedibile e impone a chi vuole avere successo di dimostrare di essere non solo flessibili, ma di sapersela cavare nei contesti più disparati, il job-hopping, vale a dire i continui cambiamenti di lavoro e posizione all'interno di un'azienda e non solo, è visto in maniera molto positiva, perché conferma la versatilità e l'adattabilità di chi sa mettersi continuamente in discussione. 

2 - L'era dei robot

Stime attendibili calcolano che, solo negli Stati Uniti, il 45 per cento dei posti di lavoro sia direttamente minacciato dalle macchine. Questo significa che nell'arco di un paio di decenni potrebbero andare perduti dai 45 ai 75 milioni di posti di lavoro. Del resto, è già diventato "normale" (e comodo) per tanti fare la spesa al computer, pagare le bollette online, scrivere lunghe email al posto delle lettere tradizionali, lavorare da casa rimanendo connessi 24 ore su 24 o quasi e via dicendo. Raramente, però, riflettiamo sul fatto che l'innovazione comporta anche la perdita di posti di lavoro.

E visto che stiamo mettendo sul mercato macchine sempre più sofisticate, è molto probabile che la nostra generazione o al massimo quella che ci seguirà si ritroverà ad essere protagonista di una rivoluzione che stravolgerà abitudini e modi di lavorare proprio come la Prima Rivoluzione Industriale ha fatto più di un secolo fa. Del resto i robot non si limitano più a sostituire i lavori manuali più faticosi, ma sempre più spesso rubano il posto anche ai colletti bianchi, soprattutto se si tratta di segretarie, centraliniste, medici e giornalisti.

3 - L'era dei freelance

Come possiamo spiegare la crescita esponenziale di siti che mettono in contatto le aziende con freelance dalle competenze più varie e sparsi in giro per il mondo se non con l'aumento da un lato del numero di questo tipo di lavoratori e, dall'altro, della loro capacità di soddisfare in maniera rapida ma allo stesso tempo flessibile e temporanea le esigenze delle varie aziende?

Secondo gli analisti di McKinsey, nel 2025 saranno almeno 540 milioni i lavoratori che utilizzeranno regolarmente questo tipo di piattaforme per cercare lavoro. Per le aziende rappresentando un grande vantaggio. In certi paesi, come l'Australia, la non-regolarità di queste persone (e la riduzione di spese che ciò comporta per il datore di lavoro) viene in qualche modo ricompensata con stipendi orari più alti della media. Tuttavia, sono in tanti a chiedersi se la flessibilità e la possibilità di decidere se e quando lavorare siano sufficienti a controbilanciare la totale mancanza di diritti e garanzie. 

4 - Salute e lavoro

La tecnologia ha accorciato le distanze e ha reso transazioni e comunicazioni istantanee, sempre. Allo stesso tempo, però, ha anche messo sotto pressione le persone costringendole, a prescindere dalla loro volontà, ad essere sempre rintracciabili e, di conseguenza, sempre più stressate. E' anche per questo che sempre più datori di lavoro iniziano a regalare ai dipendenti gadget per monitorarne la quantità di attività fisica quotidiana, le abitudini alimentari o i cicli del sonno. Non che siano interessati a sapere come dipendenti e operai trascorrono il loro tempo libero, ma la preoccupazione di fondo per il loro stato di salute generale esiste. Del resto, un lavoratore troppo sotto pressione non è produttivo, mentre chi dorme male fatica a rimanere concentrato, si sa. 

5 - La fine del concetto di pensione

Per tante ragioni diverse tra un paio di decenni al massimo lavoreremo tutti di più. L'aspettativa di vita è aumentata un po' in tutti i paesi, tanti governi non riescono a far quadrare i bilanci delle pensioni e ci chiedono di rimanere attivi più a lungo, e sempre più persone preferiscono mantenersi impegnate anche dopo l'età della pensione perché continuano a sentirsi fisicamente e mentalmente attive.

Cosa ne pensano gli analisti? Se gli over 60 vogliono lavorare e i governi hanno in qualche modo bisogno che lo facciano, tanto vale trovare un compromesso accettabile che renda tutti contenti. Le ipotesi sono un passaggio più graduale tra la piena attività e la pensione, e la messa a punto di nuovi sistemi che permettano di sfruttare al meglio le capacità e l'esperienza dei meno giovani. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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