Lavorare in Australia, ecco come fare
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Economia

Lavorare in Australia, ecco come fare

Canberra sta studiando un nuovo visto di lavoro temporaneo per aprire le porte ai giovani disposti a mettersi in gioco

Trascurando per un momento le opinioni negative dei suoi detrattori, l'Australia è oggi una terra ricca di opportunità. Attenzione però: non è destinata a rimanerlo per sempre e tantomeno lo è per tutti. Ecco perché quando si parla di questo paese bisognerebbe prestare maggiore attenzione alle sfumature, spiegando bene a quali condizioni vale davvero la pena venire qui.

I pro e i contro del Working Holiday Visa

Abbiamo scritto e riscritto che il Working Holiday Visa tanto amato dai giovani italiani che decidono di tentare la fortuna in Australia nella maggior parte dei casi finisce col trasformarsi in un boomerang di delusioni e frustrazioni. Essenzialmente perché dopo aver accettato di svolgere anche i lavori più umili, dopo aver trascorso mesi difficili nelle fattorie per accumulare i crediti necessari per rinnovare il visto in questione per altri dodici mesi, dopo aver accumulato promesse vane di datori di lavoro che non sono interessati a metterli davvero alla prova perché non trovano conveniente formare una persona che dopo pochi mesi sarà costretto (proprio per motivi di visto) a lasciarli, la tanto ambita sponsorizzazione che permetterebbe loro di estendere la permanenza di altri quattro anni non arriva quasi mai.

Il visto per lavoratori qualificati

Il modo migliore per entrare in Australia è quello di fare domanda per un visto per lavoratori qualificati, mettendo quindi a disposizione del paese una delle tante professionalità di cui ha bisogno, dalla medicina al marketing, dall'istruzione all'edilizia. Per tanti under 30, però, questa strada non è percorribile perché per motivi anagrafici non possono essere considerati dei veri esperti

Canberra si è accorta di come il working holiday visa si sia progressivamente trasformato in uno strumento che sempre più stranieri usano per emigrare e di come questa nuova tendenza abbia in qualche modo contribuito alla diffusione di una serie di pratiche illegali, come il mancato rispetto della regola secondo cui il datore di lavoro non può rimanere lo stesso per più di sei mesi o l'aumento degli episodi di sfruttamento di ragazzi disposti a sopportare qualsiasi sacrificio pur di ottenere un contratto vero, prestandosi quindi a sostenere turni di lavoro massacranti retribuiti a tariffe nettamente inferiori a quelle minime previste nei contratti ufficiali. Allo stesso tempo,però, l'Australia si sta anche rendendo conto che tanti di questi ragazzi rappresentano una risorsa per il paese, e sta cercando un modo per dare loro la possibilità di mettersi in gioco in maniera più trasparente ed efficace.

I vantaggi di un visto temporaneo flessibile

Il Sydney Morning Heraldè stato il primo quotidiano a parlare della possibilità che il Dipartimento d'Immigrazione dia l'OK definitivo su un nuovo tipo di visto di lavoro, valido per un periodo che oscilla tra i sei e i dodici mesi, da rilasciare anche a chi non ha un'ottima conoscenza dell'inglese e senza particolari limiti di età.

Se un visto di questo tipo venisse approvato, allora l'Australia si trasformerebbe davvero in una terra di opportunità per tutti, perché chiunque avrebbe la possibilità di venire in questo paese lontano a cercare di costruirsi un nuovo futuro. Alcuni sindacati naturalmente non sono d'accordo, perché ritengono che una manovra di questo tipo finirebbe da un lato con lo stimolare un fenomeno di migrazione di massa che prima o poi diventerebbe ingestibile, dall'altro comprometterebbe le prospettive di impiego e carriera della forza lavoro australiana.

La Direttrice del reparto Immigrazione della Camera di Commercio Australiana Jenny Lambert si è già espressa a favore di questa riforma, per due motivi in particolare. Anzitutto è convinta che un visto più flessibile innescherebbe una corsa al rialzo a livello di abilità e competenze, permettendo quindi ai datori di lavoro australiani di scegliere tra una rosa di candidati più varia e preparata. In secondo luogo, le professionalità importate dall'estero finirebbero col trasformarsi in uno stimolo per i lavoratori locali, e tutta l'economia ne trarrebbe benefici enormi. Infine, bisognerebbe aggiungere che si tratta pur sempre di un visto temporaneo, quindi solo chi riuscirà a trovare lavoro nei tempi previsti potrà restare. Tutti gli altri saranno costretti a tornare a casa. 


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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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