L'India cerca migliaia di taxi e tassisti, possibilmente stranieri
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Economia

L'India cerca migliaia di taxi e tassisti, possibilmente stranieri

Il mercato dei taxi crescerà a ritmi compresi tra il 17 e il 20 per cento l'anno, arrivando, entro in 2015, a superare il tetto dei 25 miliardi di dollari

Chiunque abbia avuto a che fare anche solo per un'ora con il sistema dei trasporti indiano sa benissimo che potrebbero essere necessarie anche un paio d'ore per un trasferimento di appena dieci chilometri e che un "viaggio" di cinquanta ha buone probabilità di trasformarsi in un incubo. E questo non solo per il traffico e l'esagerata frequenza con cui capitano incidenti nel Subcontinente, ma perché non si può mai avere la certezza che il tassista conosca effettivamente il luogo di destinazione che gli abbiamo indicato, e anche perché mai potremo sapere, a meno che qualcuno non l'abbia contrattato per noi, quale sarà il costo finale della corsa. I tassametri sono (quasi) sempre rotti o alterati, e in quest'ultimo caso capita spesso di sentirsi spiegare che il conta rupie va coperto con un panno nero "per evitare i danni causati dal sole troppo caldo" (!).

Per fortuna, in una nazione che ha 1,3 miliardi di abitanti di cui solo il 2 per cento possiede un'automobile, questa situazione è stata finalmente riconosciuta come insostenibile. E così gli operatori nazionali, ma soprattutto quelli stranieri, sono stati invitati a "fare qualcosa" per offrire un sistema di trasporti più affidabile, regolare e sicuro. E trasporti significa taxi, perché al momento anche autobus e (dove esistono) metropolitane non sono in grado di garantire una reale alternativa.

Le prospettive sono ottime, perché il mercato dei taxi dovrebbe crescere a ritmi compresi tra il 17 e il 20 per cento l'anno, arrivando, entro in 2015, a superare il tetto dei 25 miliardi di dollari. L'India è piena di metropoli, e anche i collegamenti ferroviari e aerei non sono poi così efficienti. Ecco perché le stime sui ricavi di un'implementazione massiccia di sistemi più o meno tradizionali di trasporto con conducente potrebbero presto essere riviste al rialzo. Soprattutto se saranno tanti gli stranieri ad interessarsi al settore. Che l'India abbia bisogno di capitali internazionali per crescere è noto a tutti, e i settori al momento più promettenti sono proprio quelli in cui può essere creata una forte sinergia tra capitali/necessità locali e investimenti stranieri. Uber lo sa, ma sono tanti gli americani che si stanno preparando a cogliere le nuove opportunità offerte dall'India.

L'articolo integrale: Hello, taxi? India embraces a multi-billion dollar industry

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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