Incentivi alle assunzioni, come saranno nel 2018
ANSA/TIBERIO BARCHIELLI/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI
Economia

Incentivi alle assunzioni, come saranno nel 2018

Uno sconto del 15-20% sui contributi da pagare per chi assume un giovane con meno di 30 o 35 anni. Così il governo ci riprova coi bonus per il lavoro

Non un mega sconto come quelli degli anni scorsi ma comunque uno sgravio abbastanza consistente sui contributi da pagare. E’ la nuova misura che il governo starebbe studiando (ma il condizionale è d’obbligo) per incentivare le assunzioni a tempo indeterminato. Le misure saranno probabilmente limitate a una platea di lavoratori più ristretta che in passato, circoscritta ai giovani con meno di 30 o di 35 anni.


Sgravi sui contributi

Dunque, l’esecutivo torna a rinvigorire politiche dei bonus per le aziende che reclutano nuovi dipendenti con un inquadramento stabile, piuttosto che i soliti contratti precari. Nello specifico, i tecnici del governo starebbero ipotizzando di abbassare i contributi previdenziali sui giovani neo-assunti dall’attuale 33% al 13-18%, con uno sconto di almeno 15-20 punti percentuali.


Il bonus dovrebbe protrarsi per tre anni, anche se non è ancora ben chiaro entro quali limiti verranno concesse tali agevolazioni. Il premier Gentiloni ha fatto intendere che gli interventi saranno molto mirati, vista l’esperienza passata. Nel 2015, infatti, il governo Renzi introdusse degli incentivi assai generosi sulle assunzioni a tempo indeterminato (zero contributi per tre anni). Grazie a questi bonus i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti come un fiume in piena, passando da 1,2 milioni a oltre 2 milioni nell’arco di un anno.


Precedenza ai giovani

Il costo per le casse dello stato è risultato però ingente (quasi 8 miliardi di euro a regime), tanto da spingere  il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a rendere i bonus sempre meno generosi negli anni seguenti. Ora, però, il governo ci riprova. Per non spendere troppo e incentivare l’occupazione nel migliore dei modi, gli sgravi saranno appunto concentrati sui giovani under 30 o 35.  Non è ancora ben chiaro, però, come le nuove norme si concilieranno con quelle sull’apprendistato che prevede un taglio dei contributi dal 33 al 10% circa per le aziende che assumono un giovane fino a 29 anni di età.


Chi recluta un apprendista, però, deve creare per il dipendente un percorso di formazione professionale mirato (anche con corsi esterni all’azienda) che dura tre anni. Se alla fine del triennio il giovane apprendista viene confermato in servizio, le agevolazioni si protraggono per un altro anno ancora. E’ vero dunque che un’impresa che usa l’apprendistato risparmia sui contributi da pagare ma deve dare comunque qualcosa in cambio, insegnando ai giovani un nuovo “mestiere”.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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