Incentivi alla produttività: i vantaggi per le imprese e i lavoratori
TONY VECE/ANSA
Economia

Incentivi alla produttività: i vantaggi per le imprese e i lavoratori

Fino a 2.500 euro di salario straordinario, tassato al 10% o completamente esentasse. Come funzionano le agevolazioni per i premi di produzione

In pochi giorni, a quanto risulta finora, sono stati più di 260. Sono i nuovi contratti di lavoro aziendali depositati da quando sono entrati in vigore gli incentivi alla produttività, voluti dal governo con la Legge di Stabilità del 2016, cioè con l'ultima manovra economica. Si tratta di un pacchetto di agevolazioni fiscali che sono entrate ufficialmente in vigore lo scorso 16 maggio e che abbassano la tassazione su quella parte di salario che le imprese (in base a un contratto collettivo di lavoro siglato a livello aziendale) danno ai loro dipendenti come premi di produttività, cioè come riconoscimento per i risultati raggiunti. Nello specifico, con le nuove norme si stabilisce che la parte di salario pagata come premio di produttività (fino a un massimo di 2mila euro ogni 12 mesi) subisce un prelievo fiscale di appena il 10%, contro un'aliquota minima del 23% che grava invece sui salari ordinari. A dire il vero, questo sistema di tassazione agevolata era in vigore anche lo scorso anno ma poteva essere utilizzato solo per i dipendenti che avevano una retribuzione di 40mila euro lordi ogni 12 mesi. Dal 16 maggio scorso, per effetto della Legge di Stabilità, il tetto di salario è stato innalzato a 50mila euro, ampliando così la platea dei potenziali beneficiari delle agevolazioni.

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La novità più importante di quest'anno, però, è un'altra. A differenza di quanto avveniva nel 2015, infatti, oggi le aziende possono pagare i premi di produttività anche sotto forma di prestazioni di welfare aziendale, per esempio come voucher da spendere al supermercato o destinati alle mamme che devono pagare le rette degli asili nido o la baby sitter. In questo caso, anziché essere tassato al 10%, il premio di produttività erogato come prestazione di welfare è addirittura completamente esente da imposte, sempre nel limite massimo di 2mila euro annui. Questa soglia sale però a 2.500 euro se il contratto di lavoro aziendale prevede l'esistenza nell'impresa di commissioni paritetiche, in cui i rappresentati del personale collaborano con la dirigenza nelle attività di organizzazione del lavoro.


I benefici del nuovo welfare

Ma quali sono, in concreto, i vantaggi di questo sistema? In teoria ve ne sono molti, sia per le imprese che per i lavoratori, ammesso che gli incentivi funzionino come dovrebbero nel 100% dei casi. Fino a oggi, infatti, le aziende che erogano ai dipendenti dei bonus e delle prestazioni di welfare sono state sottoposte a diversi vincoli, soprattutto per un motivo: il fisco ha sempre avuto il sospetto che alcuni bonus fossero un tentativo da parte dei datori di lavoro di dare un po' di salario in più ai dipendenti, senza pagare però le tasse e i contributi annessi e connessi. Inoltre, proprio per evitare il sospetto di evasione fiscale, certe prestazioni sono sempre state erogate attraverso dei servizi diretti e non con dei voucher in denaro. E' il caso, per esempio, di quelle aziende che hanno costruito al proprio interno degli asili nido riservati ai figli dei dipendenti, invece che pagare loro direttamente sulla busta paga la retta di iscrizione in una scuola d'infanzia qualsiasi. D'ora in poi, invece, le imprese potranno erogare con un certo grado di libertà prestazioni e bonus straordinari fino a un massimo di 2mila-2.500 euro annui, senza preoccuparsi di giustificarne la ragione all'Agenzia delle Entrate che effettua i controlli.


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Sulla carta, anche per i lavoratori ci sono dei notevoli vantaggi, sempre che le aziende per cui lavorano utilizzino queste agevolazioni in maniera trasparente. Le nuove regole introdotte dalla Legge di Stabilità stabiliscono infatti che saranno gli stessi dipendenti a decidere liberamente se percepire i premi di produttività sotto forma di salario aggiuntivo (tassato al 10%) o attraverso una prestazione di welfare completamente esentasse, anche se erogata attraverso un voucher come per esempio un buono-spesa al supermercato. Con questo nuovo sistema, c'è dunque la speranza che anche molte piccole e medie imprese italiane, oggi completamente prive di un sistema di welfare aziendale capace di migliorare la vita dei dipendenti, possano crearne finalmente uno al proprio interno, magari ricorrendo a operatori specializzati. Le aziende che già oggi vendono dei voucher come i buoni pasto, infatti, potrebbero in futuro intermediare anche per conto delle piccole imprese molte altre prestazioni di welfare aziendale.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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