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Economia

Grande distribuzione, i motivi dello sciopero

Il 28 maggio i dipendenti di supermercati e centri commerciali incroceranno le braccia per chiedere il rinnovo del contratto nazionale collettivo

È uno sciopero che i sindacati definiscono inevitabile quello che riguarderà il 28 maggio la grande distribuzione organizzata (Gdo). Un’inevitabilità legata alla rottura delle trattative con Federdistribuzione, l’associazione di imprese che organizza appunto i colossi della grande distribuzione moderna e che da tempo ormai si è staccata da Confcommercio. Dunque i consumatori dovranno fare i conti con le serrande abbassate in tanti centri commerciali e ipermercati visto che ad essere coinvolti nella vertenza sono marchi del calibro di Auchan, Bennet, Carrefour, Coin, Conbipel, Conforama, Decathlon, Esselunga, Ikea, Leroy Merlin, Metro, Oviesse, Pan Panorama e Zara, solo per citarne alcuni dei più noti.

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E le motivazioni che spingeranno i circa 300mila lavoratori del settore ad incrociare le braccia, sono legate ad adeguamenti del contratto collettivo che stentano a prendere forma. Tra le rivendicazioni più forti c’è sicuramente quella salariale. Secondo infatti un calcolo sindacale, tra quanto erogato ai dipendenti da aziende associate a Confcommercio, che hanno tra l’altro proprio da poco regolarmente rinnovato il proprio contratto collettivo, e quanto propone Federdistribuzione per i propri addetti, si creerebbe una disparità di trattamento economico che per il 2018 sarebbe stimabile in circa 1.200 euro medie. Ma non c’è solo la questione salariale ad agitare gli animi dei lavoratori.

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Sempre secondo le valutazioni dei sindacati, Federdistribuzione pretenderebbe di firmare un contratto nei fatti non vincolante, prevedendo la possibilità di deroghe a livello aziendale su tutte le materie anche senza accordi sindacali. E come se non bastasse a rendere la situazione ancora più inaccettabile, sarebbero state avanzate, sempre da parte imprenditoriale, richieste che porterebbero a un peggioramento degli inquadramenti, degli orari, e di una serie di istituti e prestazioni di welfare, fino all’introduzione di un meccanismo di assorbimento dei premi fissi aziendali da recuperare sugli aumenti contrattuali.

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Insomma, un quadro complessivo che i lavoratori hanno semplicemente giudicato inaccettabile, decidendo di optare per uno sciopero che è il terzo che investe l’intero settore della grande distribuzione. E per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle proprie rivendicazioni nelle giornata in cui incroceranno le braccia, i dipendenti della Gdo si ritroveranno in numerose piazze di città italiane per delle manifestazioni di protesta che avranno come slogan “Fuori Tutti, ancora più forte”, nella speranza che la situazione di stallo delle trattative possa finalmente sbloccarsi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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