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ANSA/FABIO FRUSTACI
Economia

Gli infortuni sul lavoro si combattono con la formazione

Il punto di vista di Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro e presidente della commissione lavoro al Senato

Più formazione (e specifica) contro gli infortuni sul lavoro e sì al ritorno dei voucher come indicato nella bozza di contratto di governo tra Lega e M5S. Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro e già presidente della commissione Lavoro del Senato nella scorsa legislatura non ha dubbi. “Nell'ambito del generale problema degli infortuni sul lavoro - dice commentando l'ultimo infortunio mortale all'Ilva - c'è un problema specifico legato agli appalti e alla eventuale mancanza di completa informazione ai lavoratori delle ditte appaltatrici sui rischi presenti nei contesti in cui si trovano ad operare. E questo problema non si risolve compilando pezzi di carta, ma con formazione e informazione vera ai lavoratori, che li metta in grado di conoscere questi rischi".

"Per i lavoratori delle ditte appaltatrici -aggiunge Sacconi- si tratta di dare loro una formazione specifica, in quanto quasi sempre si vanno ad inserire in contesti di lavoro organizzati da altri e che magari conoscono poco". Sacconi ricorda, ad esempio, che, quando era ministro, fece una "normativa ad hoc per il lavoro negli ambienti confinati come le cisterne, i grandi serbatoi, dove spesso si producono esalazioni letali e dove purtroppo si verifica quel triste fenomeno noto come morti a grappolo, perché nel tentativo di salvare il lavoratore vittima dell'infortunio, spesso muoiono anche i soccorritori".

Sacconi, che ha appreso dell'ultimo incidente mortale all'Ilva "con grande dolore", ricorda che "da un punto di vista statistico il fenomeno degli infortuni va però affrontato considerando un arco temporale più ampio che non quello degli ultimi mesi".

"Proprio ultimamente - prosegue l'ex ministro - riflettendo sui 10 anni del Testo unico per la sicurezza sul lavoro, abbiamo visto che i dati ci mostrano una forte caduta degli infortuni sul luogo di lavoro e che una gran parte degli infortuni sono legati ai trasporti". Più in generale, dunque, aggiunge Sacconi, "il tema della sicurezza preoccupa, oltre che nell'industria, anche nell'agricoltura (dove è spesso legato alle sacche di lavoro nero ancora presenti), nei trasporti e nell'edilizia".

Per questo, aggiunge l'ex ministro, occorre "più formazione in continuità per i lavoratori degli appalti, ma anche più strategie nazionali basate sulla prevenzione antinfortunistica fatta guardando agli specifici fattori di rischio dei diversi ambienti". "Dovremmo avere quanto prima - avverte - il Sinp, Sistema informativo nazionale prevenzione, previsto dal Testo unico del 2008, ma definitivamente adottato solo nella seconda metà del 2016".  

Una strategia, quella per la sicurezza e la salute del lavoratore, che vale anche per le malattie professionali. "In Italia viene fatta la sorveglianza sanitaria ai lavoratori tramite le visite mediche in azienda. E ogni anno vengono visitati 10 milioni di lavoratori. Ma se la Pa indice una gara e assegna il servizio a medici che sono pagati 3 euro l'ora, che visita può mai essere?", chiede Sacconi, per il quale invece "la visita medica in azienda è uno straordinario strumento di prevenzione e dovrebbe essere occasione di un check-up completo della salute del lavoratore e di implementazione del fascicolo elettronico della salute, con un approccio olistico". "Ricordando poi che -conclude Sacconi- non tutte le informazioni sono accessibili ai datori di lavoro".

"È stato un grave errore abolire i voucher e introdurre delle norme che hanno pretesto di sostituirli, senza peraltro riuscirci. Per questo, ora si può fare una disciplina semplice sul 'lavoro breve', che deve essere detassato, semplicissimamente regolato e soprattutto non soggetto a contenzioso in quanto né subordinato né autonomo” spiega Sacconi vede con favore la proposta contenuta nell'ultima bozza di contratto di governo M5S-Lega: quella cioè di istituire, al posto dei voucher ("la cui cancellazione ha creato non pochi disagi", si legge nel testo), "un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un'apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio". "La piattaforma digitale può essere un mezzo, l'importante -conclude Sacconi- è che l'accesso a questa forma di lavoro breve sia semplice e veloce".

"Quello che mi preoccupa nella proposta sul salario minimo contenuta nella bozza del contratto di governo M5S-Lega è la parola 'orario'. Questo perché la retribuzione oraria riguarda solo il lavoro subordinato, mentre qualunque lavoro autonomo è legato non alle ore ma al risultato. E però anche i lavoratori autonomi hanno diritto ad un equo compenso", aggiunge Sacconi, commentando la parte relativa al lavoro della bozza di contratto M5S-Lega, in cui si dice che è necessaria "l'introduzione di una legge salario minimo orario".

"Una norma un po' confusa proprio sull'equo compenso per i professionisti appartenenti alle categorie ordinistiche -ricorda Sacconi- è stata prodotta sulla fine della scorsa legislatura. Ma va perfezionata. Poi ci sono le professioni non ordinistiche e qui ci vorrebbe che il Mise incaricasse le Camere di commercio locali per rilevare gli usi sui compensi a tali prestazioni, stabilendo la cifra minima da versare per ogni prestazione". Insomma, dice Sacconi, "se il salario minimo lo si fa solo in funzione degli orari, riguarda esclusivamente il lavoro subordinato".

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a cura di LABITALIA/ADNKRONOS