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Massimo Percossi/Ansa
Economia

Garanzia Giovani, è ancora flop

In Italia, il programma dell'Ue contro la disoccupazione tra gli under 30 si avvia al fallimento. Ecco perché

I soldi ci sono, li ha messi l'Europa e pure il governo italiano ha fatto la sua parte. Ma la Garanzia Giovani, il programma finanziato dall'Ue per combattere la disoccupazione tra gli under 30, rischia di diventare l'ennesimo spreco all'italiana. E' la denuncia che arriva dall'Associazione Libera e dal Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti, che hanno messo in evidenza dati assai poco incoraggianti.


Garanzia giovani: come funziona il piano per i disoccupati


Da quando è partito il programma della Garanzia Giovani, cioè dal 1° maggio dello scorso anno, le adesioni da parte degli under 30 sono state nel complesso 430mila ma soltanto la metà delle persone è stata contattata per un colloquio di orientamento dai Centri per l’Impiego, che dovrebbero invece predisporre per ogni iscritto un percorso di inserimento professionale. Per non parlare poi di come funziona il sito internet dell'iniziativa (www.garanziagiovani.gov.it), che costerà la bellezza di 30 milioni di euro. Sulle pagine web del programma, a quasi un anno di distanza dal debutto online, le offerte di lavoro scarseggiano e ad oggi sono stati resi disponibili poco più di 50mila posti, in grado di venire incontro solo al 3% del potenziale bacino di utenza.


Garanzia Giovani, quei 67mila in attesa di un colloquio


Non va dimenticato, infatti, che l'obiettivo della Garanzia Giovani, destinata a protrarsi fino al 2018, è di trovare un impiego a un esercito a oltre 1,7 milioni di under 30 che hanno terminato o interrotto gli studi e che non hanno neppure un posto di lavoro, pur dichiarandosi disponibili a cercarlo. Anche le aziende che hanno aderito all'iniziativa, secondo Libera e il Gruppo Abele, sono pochissime. Altre note dolenti,per le due associazioni, si registrano sul fronte della formazione professionale, attorno a cui rischia di crearsi il solito business, in cui le Regioni erogano i soldi agli amici degli amici, per convenienze politiche e per mantenere clientele e rapporti a volte opachi.


Garanzia Giovani, i posti disponibili


I corsi di formazione legati alla Garanzia Giovani, infatti, si basano su un sistema che premia gli enti incaricati di gestirli, più che i partecipanti. In quasi tutte le Regioni, il 70% dei compensi spettanti ai formatori viene infatti erogato subito, mentre soltanto il 30% dipende dai risultati raggiunti, cioè dall'efficacia dimostrata nell'aiutare i giovani a trovare un impiego. Per questo, Libera e il Gruppo Abele chiedono al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di fare un atto di coraggio per smascherare i corsi inutili. La soluzione consiste nel seguire l'esempio virtuoso del Piemonte, unica Regione in Italia che ha scelto di concedere il 50% dei compensi spettanti ai formatori all’atto dell’attivazione dei corsi e la restante metà solo quando le attività di training professionale ottengono un successo. Chi non porta a casa il risultato, insomma, in Piemonte verrà pagato molto meno.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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